Monti premier, Napolitano replica: “Solo fumo”
Monti premier, Napolitano replica: “Solo fumo”
Proprio nei giorni in cui si fa sempre più insistente l’ipotesi di un cambio della guardia a Palazzo Chigi tra Letta e Renzi – anche se il segretario Pd smentisce a suon di “chi ce lo fa fare” – un inatteso retroscena riscrive una pagina di storia della politica italiana e rivela una ricostruzione del tutto nuova degli eventi che portarono nel 2011 all’avvicendamento tra Berlusconi e Monti alla guida del governo.
Scrive infatti Alan Friedman sul Corriere della Sera che le conversazioni tra il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e Mario Monti circa un esecutivo tecnico avrebbero preceduto di quattro o cinque mesi la nomina dell’allora presidente della Bocconi a Palazzo Chigi il 13 novembre 2011. “Lei non smentisce che, nel giugno-luglio 2011, il presidente della Repubblica le ha fatto capire o le ha chiesto esplicitamente di essere disponibile se fosse stato necessario?” – chiede Friedman in ‘Ammazziamo il Gattopardo’, web serie realizzata per Corriere Tv e basata sul nuovo libro del giornalista e scrittore statunitense – “Sì, mi ha dato segnali in quel senso” risponde Monti, senza lasciare spazio a troppe interpretazioni.
La confessione dell’ex Premier concorda con quanto già sostenuto sia da Carlo De Benedetti sia da Romano Prodi. “Io posso testimoniare on the record che Mario Monti è stato mio ospite ad agosto 2011 a St. Moritz e abbiamo parlato del fatto se a lui sarebbe convenuto accettare la proposta di Napolitano” – confessa l’imprenditore in un passaggio riportato da Friedman – “Guarda, gli dissi, per me è una questione di timing: è una roba che devi fare subito”. Sulla stessa lunghezza d’onda Romano Prodi che ricorda una lunga conversazione con Monti sullo stesso tema, addirittura nel giugno 2011: “Il succo della mia posizione è stato molto semplice: ‘Mario, non puoi fare nulla per diventare presidente del Consiglio, ma se te lo offrono non puoi dire di no. Quindi non ci può essere al mondo una persona più felice di te’”.
Insomma, questa precisa ricostruzione degli eventi che portarono alle dimissioni di Berlusconi del 12 novembre ora non è soltanto sostenuta da due protagonisti della scena politica e culturale italiana nonché amici stretti di Monti, ma confermata dallo stesso ex leader di Scelta Civica. E cozza con quanto affermato proprio mercoledì scorso da Giorgio Napolitano che durante un incontro con gli eurodeputati italiani al Parlamento europeo di Strasburgo, e riferendosi ai governi Monti e Letta, dichiarò che “sono stati presentati quasi come inventati per capriccio dalla persona del presidente della Repubblica”; secondo Napolitano ciò non è vero perché non si tratta di nomi diversi da quelli indicati nel corso delle “consultazioni con tutti i gruppi politici e parlamentari, come si conviene”. Un’affermazione perlomeno discordante con il quadro che risulta dalle interviste di Friedman.
Le prime reazioni, dure, non potevano che giungere da Forza Italia. Il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, spara: ”Il libro di Alain Friedman apre squarci inquietanti sull’estate del 2011. Il Quirinale preparò anticipatamente il governo Monti? Chi ha detto la verità? Chi ha mentito? Che contro Berlusconi ci sia stato un complotto è un fatto. Il governo Monti non spuntò come un fungo:bisogna dire la verità sulla storia italiana recente”.
A ruota ecco la presa di posizione dei Capigruppo di Fi, Romani e Brunetta: “Apprendiamo con sgomento che il Capo dello Stato, già nel giugno del 2011, si attivò per far cadere il governo Berlusconi e sostituirlo con Mario Monti. Tutto questo non può non destare in noi e in ogni sincero democratico forti dubbi sul modo di intendere l’altissima funzione di Presidente della Repubblica da parte di Giorgio Napolitano” – si legge nella nota congiunta – “Ci domandiamo se sia rispettoso della Costituzione e del voto degli italiani preordinare un governo che stravolgeva il responso delle urne. Chiediamo al Capo dello Stato di condurre innanzitutto verso i propri comportamenti un’operazione verità”.
Tranchant anche l’opinione della responsabile comunicazione di Forza Italia, Deborah Bergamini: “Ci hanno detto di tutto, ci hanno accusati di tutto. La realtà è che avevamo ragione: il nome di Mario Monti come presidente del Consiglio era già pronto in estate. C’è stata una manovra alle spalle della democrazia e contro gli italiani”.
Oltre agli esponenti di Forza Italia, sulla vicenda si esprime anche il Movimento 5 Stelle: “Cosa altro dobbiamo scoprire perché si apra un’indagine? Dobbiamo forse aspettare ulteriori rivelazioni? Non bastano tutti questi dubbi per avallare la nostra richiesta di aprire un indagine?” afferma l’ex capogruppo Vito Crimi.
“Tra ieri e oggi – rincara la dose Luigi Di Maio, deputato 5 Stelle e vicepresidente della Camera – due rivelazioni a mezzo stampa sottolineano le ingerenze di Napolitano negli equilibri di governo (il tentativo di insediare monti a Palazzo Chigi gia a metà 2011) e nelle fasi processuali della trattativa stato-mafia (la richiesta di un provvedimento disciplinare nei confronti di Nino Di Matteo)”. “I fatti – aggiunge Di Maio – sono gravissmi, ma il Comitato ha una fretta maledetta di insabbiare tutto entro domani. È Inaccettabile. Dalle notizie apprese oggi può dipendere il futuro del governo e di questa legislatura (se accertate). Il comitato avvii le indagini e lavori senza pregiudizi”.
La replica di Napolitano – Com’era prevedibile è arrivata la replica del Presidente della Repubblica. In una lettera al Corriere della Sera, Napolitano fornisce la sua versione dei fatti che precedettero la formazione del governo guidato dal Professore, definendo come «fumo, solo fumo» le confidenze personali fatte da Carlo De Benedetti e Romano Prodi ad Alan Friedman e “l’interpretazione che si pretende di darne in termini di complotto“. Nella missiva il Presidente menziona le sempre più numerose difficoltà che attanagliavano la maggioranza di centrodestra, paralizzando di fatto l’azione del governo Berlusconi, incapace di fronteggiare l’attacco speculativo dei mercati.
Napolitano cita anche la famosa lettera inviata dal presidente della Bce Trichet e dal governatore di Bankitalia Draghi all’allora premier Silvio Berlusconi. Nella sua ricostruzione dei fatti il presidente della Repubblica si sofferma sulla data dell’8 novembre, giorno in cui la Camera respinse il rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato. Quella stessa sera, ricorda ancora Napolitano, Berlusconi salì al Colle e decise di rassegnare il mandato una volta approvata la legge di stabilità. Solo nelle consultazioni successive alle dimissioni del Cavaliere, sottolinea il capo dello Stato, il Quirinale riscontrò «una larga convergenza» sul conferimento dell’incarico a Mario Monti.