Referendum, in Svizzera prevale si a ‘tetto all’immigrazione’
Referendum, in Svizzera prevale si a ‘tetto all’immigrazione’
In Svizzera, il referendum contro l’immigrazione di massa, è passato ottenendo la doppia maggioranza necessaria per l’approvazione, cioè incassando sia il favore della maggioranza dei cantoni, sia la maggioranza dei voti validi. Il fronte del “sì” ha toccato quota 50,3% delle preferenze, quello del “no” si è fermato al 49,7, 20mila i voti di scarto: il paese si è, praticamente, diviso a metà. La consultazione popolare sponsorizzata dall’Udc/Svp – i lavoratori transfrontalieri (ma anche gli immigrati in generale) sono un tradizionale pallino del partito guidato da Toni Brunner – ha chiamato i cittadini della confederazione a decidere sulla rinegoziazione dei trattati sulla libera circolazione delle persone, entro tre anni da oggi, e su “tetti massimi annuali e contingenti annuali per gli stranieri che esercitano un’attività lucrativa” sul territorio di Berna.
Già tre anni fa la formazione dell’ultradestra era balzata agli onori della cronaca nostrana per una campagna d’odio nei confronti degli italiani raffigurati su dei manifesti come topi intenti a mangiare il formaggio svizzero: a distanza di tempo tale campagna denigratoria e razzista, mai scemata in intensità (semmai il contrario), ha portato a degli effetti prevedibili, quanto nefasti. Il referendum è passato nonostante il parere contrario degli altri partiti e dello stesso governo elvetico: il Consiglio federale più volte si era dichiarato contrario alla consultazione referendaria affermando che “l’immigrazione contribuisce in maniera considerevole al benessere della Svizzera” e aggiungendo anche che “l’introduzione di tetti massimi comporterebbe ingenti oneri burocratici per lo Stato e le imprese: l’iniziativa potrebbe segnare la fine della libera circolazione delle persone e degli altri accordi conclusi con l’Unione europea nel quadro degli accordi bilaterali”. Il fronte del “no” ha prevalso nei cantoni di lingua francese, nel Canton Zurigo e nelle grandi città, il “sì” ha trionfato nel resto del paese: zone rurali, cantoni di lingua tedesca e italiana. L’iniziativa ha raccolto il maggiore successo proprio nel Canton Ticino, infatti, nel quale lavorano quasi 60mila transfrontalieri giornalieri provenienti dal “Belpaese” (gli italiani che lavorano regolarmente in Svizzera sono 65658 invece, entrambe le cifre rispecchiano i dati raccolti dall’Ufficio Statistico Federale nell’ultimo trimestre 2013 ndr): l’apporto ticinese alla vittoria è stato determinante in virtù del 68,17% di voti favorevoli, 45mila voti di distacco dal “no”, in sostanza un “plebiscito”.
Appena due anni fa in Svizzera era stato introdotto un “tetto” all’immigrazione proveniente da 8 stati dell’Europa Centrale e Orientale, l’UE aveva mostrato il suo disappunto già allora: anche adesso che, il nuovo piano, estende i limiti d’ingresso anche ai cittadini dell’Europa Occidentale, da Bruxelles, è stato espresso un forte “rammarico” per la netta presa di posizione dei cittadini elvetici contro “la libera circolazione delle persone” e a favore di una corrente nazionalista e xenofoba sempre più forte in tutto il “vecchio continente”.
Guglielmo Sano