Grecia e UE: l’ascesa di Alexis Tsipras
Alexis Tsipras è il leader della formazione politica greca Syriza (“Coalizione della Sinistra Radicale”), nata nel 2004 come coalizione di partiti e politici indipendenti e diventata un unico partito nel 2012, come in seguito riaffermato e consolidato nel primo Congresso ufficiale della nuova formazione unitaria, tenutosi nel luglio 2013.
Trentanove anni, proveniente dal Synaspismós (il maggiore partito della coalizione) così come il suo predecessore Alavanos, Tsipras è da sei anni il leader di Syriza. In questo periodo, la coalizione di sinistra radicale ellenica ha conosciuto una crescita esponenziale, passando dal 4,6% delle Politiche 2009 al 26,8% del giugno 2012, in cui è riuscita a guadagnare ben dieci punti (pari a circa 600 mila voti in più) rispetto alla tornata elettorale di appena un mese prima che – a causa della frammentazione politica sancita dalle urne – aveva costretto ad un immediato ritorno al voto.
Lo stesso Tsipras, nel mese caldo intercorso tra la prima e la seconda tornata elettorale del 2012, è stato tra i tre leader (oltre al socialista Venizelos e al conservatore Samaras) a ricevere l’incarico per effettuare un tentativo – rivelatosi fallimentare in tutti e tre i casi – di formare una maggioranza di governo.
Collocatosi all’opposizione del governo monocolore conservatore di “Neo Democrazia” (appoggiato esternamente dal PASOK socialista e, sino al giugno 2013, dalla formazione di sinistra democratica DIMAR), Syriza non ha lesinato critiche all’esecutivo, accusandolo di obbedire pedissequamente alle misure di austerity imposte dalla “Troika” (UE-BCE-FMI) per risollevare la Grecia dalla crisi. Arrivando a definire un “colpo di Stato” la chiusura di ERT (la tv pubblica ellenica) decisa dal governo Samaras, che è costata all’esecutivo anche l’appoggio esterno di DIMAR.
L’opposizione alle misure di austerity decise dal governo Samaras evidenzia la contrarietà di fondo di Syriza alle politiche economiche neoliberiste dell’Unione Europea, a cui vengono contrapposti programmi a tutela della giustizia sociale e dei diritti fondamentali.
Tra i principali punti programmatici del partito di Tsipras, va segnalata la protezione del diritto all’istruzione e alla sanità – con l’eliminazione dei ticket e la richiesta di nazionalizzazione degli ospedali privati – la depenalizzazione del consumo di droghe, la legalizzazione del matrimonio omosessuale e l’incentivazione alle politiche per il diritto d’asilo, nonché il taglio delle spese militari e l’innalzamento del salario minimo.
Riguardo all’UE, pur respingendo l’ipotesi di uscita della Grecia dall’Euro – allontanando così le accuse di antieuropeismo, nonostante una corposa minoranza interna al partito sia favorevole al ritorno alla dracma – Syriza sostiene la necessità di porre dei paletti ben precisi alla politica dell’Unione. Dall’abbandono delle politiche di austerity alla necessità di rivedere il ruolo della BCE, da un “audit” (valutazione oggettiva) del debito pubblico ad una rinegoziazione degli interessi, con sospensione dei pagamenti sino ad avvenuta ripresa economica con crescita ed occupazione.
Quella che su “Pagina99” è stata ribattezzata come “Tsiprasnomics”, inizia a spaventare l’Europa. A maggior ragione dopo l’offensiva della GUE (Sinistra Unitaria Europea), che ha deciso di candidare il leader greco alla Presidenza della Commissione Europea, in contrapposizione al socialdemocratico tedesco Schulz, candidato ufficiale del Partito Socialista Europeo. E che ha spinto il quotidiano tedesco “Der Spiegel” a definire Tsipras il “nemico numero uno dell’Europa”.
Il giovane politico greco non si è scomposto e, in un’intervista di qualche giorno fa a “Repubblica”, ha risposto candidamente di voler contrapporre all’attuale Europa delle disuguaglianze e dei mercati un’Europa solidale, democratica e rispettosa della dignità dei suoi cittadini. Aggiungendo un giudizio sferzante sulle politiche attuate dall’UE negli ultimi sei anni (“verrà insegnato nelle facoltà di Economia come esempio di politiche da evitare”) e lanciando la proposta di una nuova conferenza per il debito, stile quella post bellica del ’53 che cancellò i gran parte dei pagamenti della Germania. D’altronde, il termine “post bellico” non sembra utilizzato a sproposito visto che, come sottolineato da “Pagina99”, le cifre della recessione ellenica mostrano un andamento del PIL più simile ad un periodo di guerra che ad una fase di pace.
Per tirare fuori la Grecia e l’Europa dalle secche della recessione, Tsipras su “Repubblica” scomoda nientepopodimeno che Franklin Delano Roosevelt, il presidente che guidò gli Stati Uniti dal 1932 al 1945, tirandoli fuori dalla crisi del ’29 e guidandoli al trionfo nel Secondo Conflitto Mondiale. “Serve un New Deal europeo, un piano di investimenti pubblici per lo sviluppo”, è la tesi sostenuta dal leader di Syriza. Una tale politica servirebbe anche a frenare l’avanzata dei movimenti populisti (tra cui la stessa Alba Dorata greca, con la quale la tensione si mantiene sempre alta, dopo gli scontri anche fisici in Parlamento tra esponenti delle due fazioni), i quali “sono falsi nemici del sistema, prendendosela non con i forti ma con i debolissimi”.
A proposito di populismo, non mancano le critiche a Grillo, a cui “sembra non importare nulla degli attuali equilibri europei”. Un po’ in controtendenza con chi dipinge il leader di Syriza come “il Grillo europeo” o chi, come Barbara Spinelli – una dei firmatari per la lista Tsipras all’UE – sostiene che “il M5S ha una genesi più vicina a Syriza che non ad Alba Dorata”, non escludendo una possibile alleanza tra i grillini e la sinistra radicale greca.
La visita in Italia di Tsipras ha avuto come culmine la serata al Teatro Valle di Roma, organizzata dai sostenitori del “manifesto” a favore del leader greco. Dinanzi ad un parterre variegato, Tsipras ha ribadito le proprie idee sull’UE, non lesinando giudizi anche sulla politica italiana, a partire da Renzi (“un mio coetaneo che però approva gli attuali equilibri europei”) sino alla Fiom, di cui apprezza l’opera di tutela del mondo del lavoro.
L’”euroscettico costruttivo” (come si è autodefinito il leader greco) agita quindi l’Europa ma anche la stessa sinistra radicale. Che in Italia sembra ancora scossa dal torpore e dalle continue divisioni interne, non ultima quella che ha agitato SeL proprio in merito alla presentazione della stessa Lista Tsipras – avanzata, oltre che dalla Spinelli, anche da altri intellettuali del calibro di Camilleri, Flores d’Arcais, Gallino, Revelli e Viale.
Nonostante le decisioni stabilite nel congresso dei vendoliani, che hanno visto prevalere con i due terzi dei voti la linea di sostegno alla candidatura del leader greco, il dissenso non si è placato. E’ notizia delle ultime ore, infatti, la scelta del deputato di SeL Melilla di voler sostenere la candidatura di Schulz, confermando l’orientamento iniziale dei vendoliani precedente alla svolta congressuale. Nel confermare la propria scelta, Melilla sostiene che “molti altri di SeL” si comporteranno in maniera non dissimile, suscitando l’ira di Gennaro Migliore – presidente dei deputati SeL – che ribadisce come la decisione congressuale sia “vincolante”. Lo stesso Schulz, tirato in ballo, non nega che “i contatti con Vendola non siano cessati”. Ennesima dimostrazione di come un esperimento Syriza in salsa tricolore sembra lungi dal potersi avverare.
Nel frattempo, il giovane rampante ellenico sfida a muso duro l’esecutivo Samaras e si prepara a nuove elezioni, dinanzi ad un governo sempre più traballante e con sondaggi che danno Syriza oltre il 30%, con la prospettiva di conquistare il premio di maggioranza di 50 seggi (previsto dalla legge elettorale ellenica) e la maggioranza assoluta nell’assemblea di Piazza Syntagma. Il primo test saranno proprio le Europee di maggio che, in caso di successo della sinistra radicale, potrebbero infliggere un colpo fatale all’attuale governo di Atene, rappresentando il trampolino di lancio per la diffusione della “Tsiprasnomics” sino alle stanze del potere di Bruxelles e Strasburgo.
Emanuele Vena