Nomine Ue: Tusk e Mogherini per superare lo stallo
Un uomo e una donna. Un popolare e una socialista. Un uomo dell’est e una donna del sud. Il primo ministro polacco Donald Tusk e il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini sono le persone a cui i leader europei dovrebbero affidare oggi due delle principali cariche europee: il primo presidente del Consiglio europeo, la seconda Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Dopo un mese e più di stallo, il tempo stringe: questioni internazionali ed economia bussano alla porta del Vecchio Continente.
Le due cariche devono essere scelte a maggioranza qualificata ma l’obiettivo è arrivare a un consenso unanime che eviti di nuovo un voto come accaduto per la scelta del presidente della Commissione europea Juncker. Il popolare Tusk arriva a Bruxelles da favorito: dovrebbe essere sua la poltrona di presidente del Consiglio europeo. Sarebbe una vittoria per la Polonia, che assumerebbe uno ruolo di rilievo all’interno dell’Ue, e sarebbe una vittoria anche per quel blocco di paesi orientali che da un po’ chiedono maggiore rappresentanza all’interno delle istituzioni di Bruxelles.
L’agenzia Reuters ha scritto che tra giovedì e venerdì Van Rompuy ha sottoposto ai leader europei il nome di Tusk nel corso di un giro di telefonate. Tusk piace a Londra. Il premier britannico David Cameron vede in lui una sponda per rilanciare il processo di riforma dell’Europa. È gradito anche ai paesi baltici e a quelli nordici. Anche la Germania lo sostiene. La Francia dovrebbe aver messo da parte le perplessità e non dovrebbe opporsi. L’Italia ha interesse a far andare in porto la candidatura del polacco.
Tusk ha un paio di macchie nel suo curriculum: non parla bene né francese né inglese. Ma lo scoglio linguistico non dovrebbe far naufragare la sua candidatura. Se dovessero sorgere problemi, sul tavolo potrebbe tornare prepotentemente il nome del lettone Valdis Dombrovskis. La premier socialdemocratica danese Helle Thorning-Schmidt, a lungo affiancata alla carica di presidente del Consiglio europeo, ha perso sostegno nel corso degli ultimi giorni. Ma se Thorning-Schmidt dovesse riprendere quota l’intero puzzle potrebbe assumere un aspetto diverso, a cominciare dalla nomina di Mogherini.
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La scelta di affidare l’incarico a Tusk dovrebbe aprire la strada alla nomina di Federica Mogherini per il ruolo di Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza. Nel gioco a incastri che è la scelta delle alte cariche europee, una decisione dipende dall’altra. Nel corso degli ultimi giorni la stampa internazionale ha scritto che le quotazioni di Mogherini sono prepotentemente salite: Der Spiegel, Financial Times, Bild, in tanto li hanno preannunciato. I leader socialisti europei la appoggeranno. Dalla Germania scrivono che anche Merkel sosterrà la candidata di Matteo Renzi il quale darà a sua volta alla cancelliera un aiuto per impedire che il francese Pierre Moscovici diventi il nuovo commissario Ue agli Affari economici e monetari.
La scelta dell’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza arriva in un momento particolarmente delicato per l’Europa: ai confini orientali c’è l’Ucraina e le tensioni con la Russia, tanto che oggi a Bruxelles si discute anche dell’ipotesi di procedere con nuove sanzioni. A Sud c’è la Libia. E poi l’Iraq, la Siria. Autorevoli quotidiani come il Financial Times e Le Monde hanno suggerito ai leader europei di scegliere al posto di Mogherini una personalità con più esperienza e carisma. Ma sono altre le riflessioni che i leader europei starebbero facendo. Tusk è stato ed è un sostenitore della linea dura nei confronti di Mosca. Come scritto dall’agenzia Bloomberg, scegliere lui servirebbe anche a bilanciare la nomina di Mogherini, considerata dai leader dell’Europa orientale troppo vicina a Mosca.
Entro la prossima settimana Juncker dovrebbe presentare i membri della sua Commissione. L’ostacolo più alto a oggi è rappresentato dal tentativo di avvicinarsi il più possibile a una eguale rappresentanza di maschi e di femmine: obiettivo complicato, visto che la maggior parte dei paesi hanno proposto degli uomini. Juncker potrebbe anche chiedere ai leader europei di riconsiderare le loro scelte e individuare candidati femminili, ma questo potrebbe far slittare la presentazione della Commissione e l’inizio dei lavori. Un’alternativa è avere meno donne in squadra ma affidare a loro portafogli importanti. Tra le turbolenze dell’economia e le tensioni internazionali, Bruxelles ha fretta di accendere i motori.
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