Consulta, dopo la fumata nera Catricalà rinuncia alla candidatura
Consulta, dopo la fumata nera Catricalà rinuncia alla candidatura
“Ringrazio i Parlamentari che mi hanno votato ma chiedo loro di non sostenere ulteriormente la mia candidatura”. Con queste semplici parole l’ex sottosegretario Antonio Catricalà rinuncia a correre per la Corte costituzionale.
L’annuncio è arrivato un paio di ore fa dall’Ansa. Catricalà, che ieri ha mancato per 202 voti l’elezione, ha, poi, aggiunto: “Non vorrei mettere a rischio la mia immagine professionale e spero che il Parlamento possa più facilmente superare le contrapposizioni”. Nulla di fatto, dunque, e tutto da rifare.
IERI LA FUMATA NERA – Dopo il nono scrutinio ancora non sono stati scelti i successori di Gregorio Silvestri e Luigi Mazzella. Nessuno dei candidati in lizza, infatti, è riuscito a raggiungere l’agognato quorum dei 3/5, che corrisponde a 570 voti.
L’ex presidente della Camera dei Deputati Luciano Violante, infatti, si è fermato a quota 468, seguito proprio da Antonio Catricalà, che è arrivato a 368 preferenze.
Data la situazione di difficoltà, i presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Pietro Grasso, hanno fissato la prossima votazione per lunedì 15 settembre, sperando che il fine settimana porti consiglio e un po’ di coesione nei partiti.
COLPA DEI FRANCHI TIRATORI – Determinanti per la fumata nera di ieri sera sono stati i “franchi tiratori”, che hanno colpito da entrambe le parti. Se a Violante sono mancate preferenze provenienti dal suo partito, il Pd, per Catricalà è stata fatale la fronda interna in Forza Italia. Nonostante, infatti, l’ex numero uno dell’Antitrust fosse stato proposto nientemeno che da Silvio Berlusconi, un gruppo di parlamentari ha disobbedito appoggiando il senatore Donato Bruno, terzo arrivato con i suoi 120 voti. L’ex premier si è irritato con i frondisti e ha chiesto a Catricalà di non tirarsi indietro.
SITUAZIONE DIFFICILE ANCHE NELLE VOTAZIONI PER IL CSM – Oltre che per la Consulta, i parlamentari hanno dovuto votare per i membri laici del Consiglio Superiore della Magistratura. Anche qui, acque molto agitate. Dopo sei votazioni, sono stati scelti solamente tre degli otto candidati. Tra questi, l’attuale sottosegretario di Stato del Ministero dell’Economia e delle Finanze Giovanni Legnini (Pd) è stato il più votato con 524 preferenze, seguito dall’ex vicepresidente della Camera dei Deputati Antonio Leone del Nuovo Centrodestra (517 voti), e il sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani (sempre in quota Pd), che supera per nove voti il quorum fermandosi a 499.
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