L’Isis decapita un terzo ostaggio: si chiamava David Haines
Si chiamava David Haines, era britannico. Lavorava come esperto di sicurezza per le Ong. Era scomparso in Siria circa un anno fa. Era stato in Libia, nella ex Jugoslavia, in Sudan. È stato decapitato dagli estremisti islamici dell’Isis. Lascia una moglie e due figlie di 17 e 4 anni.
Haines è il terzo ostaggio ucciso dagli uomini dello Stato Islamico, dopo i giornalisti americani James Foley e Steven Sotloff. Nel video che annuncia la decapitazione del quarantaquattrenne, i miliziani dell’Isis annunciano che uccideranno allo stesso modo anche Alan Hennig, ostaggio britannico nelle mani dell’Isis.
Modalità simili, messaggi simili, stesse drammatiche sequenze. Il video diffuso dall’Isis si intitola “Un messaggio agli alleati dell’America” e mostra David Haines vestito con una tuta arancione. È inginocchiato. Accanto a lui un uomo dell’Isis con indosso un abito nero, viso coperto, coltello in mano. Il boia parla inglese e sembra essere lo stesso dei due video precedenti. L’intera sequenza dura due minuti e ventisette secondi e contiene un messaggio diretto a David Cameron: “Sei entrato volontariamente in una coalizione con gli Usa contro lo Stato Islamico, come ha fatto il tuo predecessore Tony Blair, seguendo la tendenza dei nostri premier britannici che non hanno il coraggio di dire no agli americani”.
Photo by DFID – UK Department for International Development – CC BY 2.0
“Questo è il prezzo che paghi per la tua promessa di armare i Peshmerga contro lo Stato Islamico” afferma l’uomo vestito di nero, e se la Gran Bretagna seguirà gli Usa nella lotta contro l’Isis finirà per precipitare in una “nuova sanguinosa guerra che non potrete vincere”.
Dura la reazione di Londra: “E’ un omicidio ignobile e rivoltante, faremo tutto quello che è in nostro potere per dare la caccia a questi assassini” ha dichiarato David Cameron. Anche Obama ha condannato l’uccisione di Haines promettendo che gli Usa lavoreranno insieme alla Gran Bretagna e agli altri alleati per portare i responsabili “di questo atto oltraggioso davanti alla giustizia”. L’Australia ha deciso di fornire appoggio aereo e personale per l’addestramento dei soldati che dovranno combattere contro lo Stato Islamico: “Dobbiamo fermare queste barbarie”.
Nelle ultime ore l’Isis si è reso protagonista di una serie di minacce rivolte a quelle nazioni che potrebbero unirsi agli Usa nella coalizione che combatterà l’Isis. Sui social network sono apparsi inviti ai combattenti: “Individuate i vostri obiettivi, preparate le autobomba, le cariche e le cinture esplosive per colpire duramente e uccidere”. Nel mirino dell’Isis l’Occidente e i cristiani in Siria. Via Twitter, un presunto militante dell’Isis ha minacciato anche l’Egitto: “Aspettatevi una sorpresa in Egitto a giorni”.