Bersani, D’Alema e minoranza PD in coro: “Italicum va modificato”
E’ un coro di no nei confronti dell’Italicum, quello espresso dalla minoranza interna al PD. A guidare il fronte critico interno ai democratici è l’ex segretario Pierluigi Bersani, ospite ieri della trasmissione di La7 “Bersaglio Mobile”, condotta da Enrico Mentana.
“Lo dico serenamente e pacatamente: così com’è la nuova legge elettorale non va“. Questo il giudizio del predecessore di Matteo Renzi alla segreteria PD. “Il combinato tra riforma del Senato ed Italicum va corretto, c’è il rischio che qualcuno prenda tutto con appena il 25%, servono modifiche per essere comparabili alle altre grandi democrazie occidentali”. Il timore di Bersani riguardo all’Italicum riguarda anche il meccanismo del ballottaggio che, secondo l’ex segretario, rischia di favorire il Movimento 5 Stelle.
D’ALEMA E LA MINORANZA – A Bersani si unisce anche Massimo D’Alema, che ritiene l’Italicum da migliorare in quanto presenta “storture e aspetti di dubbia costituzionalità”. Intervenendo all’incontro della minoranza PD, riunita su iniziativa di Gianni Cuperlo, l’ex premier aggiunge: “Mi pare che sia congegnata per mettere la destra intorno a Berlusconi, ed in tal caso va rivista, anche approfittando dell’indebolimento del leader del centrodestra”.
Nella critica all’operato del governo Renzi, D’Alema trova una sponda – non certo inaspettata – nello stesso Gianni Cuperlo. “Le norme sbagliate della destra non diventano giuste se a proporle siamo noi”, il giudizio dello sconfitto alle ultime primarie, che aggiunge: “le riforme costituzionali e la legge elettorale servono, ma vanno migliorate”. noi ci siamo fatti carico di far procedere il treno delle riforme ma la legge elettorale uscita dalla Camera non è buona e va migliorata”.
BERSANI A TUTTO TONDO: GOVERNO RENZI, LETTA E I 101 DI PRODI – L’intervista effettuata da Mentana all’ex segretario del PD non si è però limitata solo ad un’analisi dell’Italicum. Secco il giudizio di Bersani su Grillo ed il Movimento 5 Stelle: “pura inutilità per il Paese, promettono il cambiamento ma non sono disponibili a nulla”. Decisamente più soft l’opinione su Renzi (“mi piace molto il suo piglio e la sua energia”), pur giudicandolo eccessivamente frettoloso (“col rischio di fare cose sbagliate”). Il giudizio sull’esecutivo non è però censorio: “pur riscontrando qualche pecca sul lato dell’umiltà, si è messo il moto un processo che non va scoraggiato o indebolito, ma corretto ed aiutato”. Al tempo stesso, però, Bersani precisa di non chiedere alcun ruolo nel PD.
Inevitabile affrontare poi il discorso sui mesi che hanno preceduto l’entrata in carica del governo Renzi, periodo che ha segnato anche l’uscita di scena dello stesso Bersani. La ferita è ancora forte e fatica a rimarginarsi: “il passaggio da Letta a Renzi è stato abbastanza inelegante, per usare un eufemismo”. Per non parlare dell’elezione del Presidente della Repubblica e dei 101 che affossarono Prodi e, con lui, lo stesso Bersani: “ci fu un incrocio fra chi non voleva Prodi e chi non voleva me ed avvenne quanto avvenuto”. L’ex segretario, nel commentare l’accaduto, si limita solo ad un “è una lezione da imparare, mi auguro che non accada mai più”.
Emanuele Vena