Il padre di Renzi indagato per bancarotta fraudolenta
Il padre di Renzi indagato per bancarotta fraudolenta. Tiziano Renzi, padre dell’attuale Presidente del Consiglio, è attualmente indagato dalla procura di Genova per bancarotta fraudolenta. L’inchiesta ha avuto inizio dopo il fallimento, avvenuto nel 2013, della Chil, società di servizi di marketing specializzata nella distribuzione di giornali, la quale annovera tra i suoi clienti anche Il Secolo XIX, Il Giornale della Toscana (di Denis Verdini) e La Nazione. Il padre del premier in questi giorni ha ricevuto un avviso di prosecuzione delle indagini: l’iscrizione nel registro degli indagati sarebbe avvenuta, dunque, qualche mese fa.
La vicenda – Le redini dell’azienda, che nel 1999 era stata intestata proprio a Matteo Renzi e alla sorella (all’epoca si chiamava Chil Srl, nome ispirato all’omonimo personaggio de Il libro della giungla), furono prese nel 2004 dal padre Tiziano, il quale due anni dopo passò il 50% della sua quota alle figlie Matilde e Benedetta. La società fu poi ribattezzata Chil Post Srl e nel 2010 cedette il suo ramo d’impresa a un’altra azienda sempre di proprietà dei Renzi: la Eventi 6 Srl. Quest’ultima nel 2011 arrivò a fatturare circa 4 milioni di euro, mentre la Chil Post fu venduta a un imprenditore genovese, prima di fallire nel 2013. Secondo i magistrati, alcuni passaggi di denaro avvenuti nella cessione del ramo d’impresa risulterebbero sospetti. Oltre al padre di Renzi, sono coinvolte nell’indagine altre due persone. L’attuale premier fino a pochi mesi fa era era ancora in aspettativa nell’azienda di famiglia. Nel maggio 2014 si dimise rinunciando anche alla pensione.
GASPARRI: “TEMPISTICA SOSPETTA” – Il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri commenta su twitter: “1 Il garantismo vale per il padre di Renzi come per tutti 2 Non è che Renzi ha usato certi toni per questo problema? 3 Tempistica sospetta”.
1 Il garantismo vale per il padre di Renzi come per tutti 2 Non è che Renzi ha usato certi toni per questo problema? 3 Tempistica sospetta
— Maurizio Gasparri (@gasparripdl) 18 Settembre 2014
Antonio Atte