Why Not, De Magistris spavaldo: “Non mi dimetto” Ma la legge Severino può “licenziarlo”
“Dimissioni del sindaco de Magistris? Non ho un’opinione in proposito, certamente valuterà al meglio la situazione”. Ad affermarlo è il presidente del Senato, Pietro Grasso, che prende una netta posizione sul sindaco di Napoli condannato per l’inchiesta “Why Not”. ” De Magistris sa benissimo che se non lo dovesse fare ci sarebbe comunque un provvedimento da parte del prefetto non appena si renderà esecutiva oppure si depositerà la motivazioni”, ha aggiunto. Il presidente del Senato non esclude l’uso della legge Severino, applicata anche per Silvio Berlusconi. “La Severino è una legge che va applicata, è stata già applicata anche ad altri sindaci. Penso sia inevitabile che sia applicata. Poi naturalmente ci sarà il seguito dell’appello, dell’impugnazione che potrà eventualmente dare un contorno definitivo alla vicenda”.
Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, non vuole però arrendersi. “Vorrebbero applicare per me la sospensione breve, in base alla legge Severino, un ex ministro della Giustizia che guarda caso è difensore della mia controparte nel processo a Roma. E la norma è stata approvata mentre il processo era in corso”. Il sindaco della città partenopea non pensa alle dimissioni, anzi attacca: “Mi chiedono di dimettermi per questa condanna, ma guardandosi allo specchio e provando vergogna devono dimettersi quei giudici (della sentenza ndr). Siamo di fronte a uno Stato profondamente corrotto”. “Le istituzioni – aggiunge – sapranno riparare a queste violazioni di legge”.
Alle parole del sindaco di Napoli ha replicato duramente l’Associazione Nazionale Magistrati: “Le espressioni usate vanno ben oltre i limiti di una legittima critica a una sentenza, perchè esprimono disprezzo verso la giurisdizione”, rilevano i magistrati, definendo “gravi e offensive” le parole del sindaco sui giudici del Tribunale di Roma, “tanto più inaccettabili poichè provenienti da un uomo delle istituzioni”.
In mattinata sulla vicenda era intervenuto anche Arturo Parisi uno dei protagonisti politici dell’epoca del Governo Prodi: “Abbiamo sempre pensato che si trattasse di un’inchiesta infondata e priva di giustificazione. Credo che la molla primaria sia stato il desiderio di visibilità di De Magistris” ha detto l’ex ministro al Corriere della Sera chiarendo però che, se “di sicuro ‘Why Not’, per il momento in cui emerse e per le modalità con le quali venne condotta, contribuì a rendere ancora più elettrica l’atmosfera, amplificando tensioni esistenti, non fu la causa principale della fine dell’esecutivo”.
“Chiunque agisce sulla scena pubblica deve essere preparato a rispondere alle domande dei cittadini e di chi le pone nel loro interesse, e mi riferisco alla magistratura così come ai mass media” osserva Parisi. “Deve essere però anche chiaro che chi pone le domande deve essere a sua volta preparato a dar conto del perché e del come ricerca le risposte. Non è ammissibile che la sola domanda sia indizio di colpevolezza. Meno che mai è ammissibile che chi indaga agisca per fini e con mezzi contrari alla legge e all’interesse pubblico”.
Lapidario il commento del vicepresidente della Camera ed esponente dei Cinque Stelle, Luigi Di Maio: “Luigi De Magistris doveva dimettersi da tempo, per manifesta incapacità di governo”. “Certo ora si aggiunge una condanna per un motivo abbastanza grave, una condanna per la quale Luigi De Magistris due anni fa avrebbe chiesto sicuramente le dimissioni del sindaco di Napoli”.
WHY NOT: MASTELLA “NON PROVO ALCUNA SODDISFAZIONE” – “Io sono stato umiliato e devastato da quella inchiesta e dalle campagne di stampa. Non provo alcuna soddisfazione. Spero soltanto che la mia vicenda dimostri che questo modo di fare è disastroso. Ci sono state due conclusioni: la mia fine di condannato in piazza e la fine di De Magistris condannato in tribunale. Ora a me che viene in tasca? Dopo di che, certo, se me lo avessero detto allora che le cose sarebbero andate così… Adesso ricevo telefonate che mi fanno piacere, soprattutto da sinistra”. A dirlo è Clemente Mastella in un’intervista alla Stampa. Sulla riforma della giustizia, “la politica è tuttora troppo debole, ma vorrei dire a Renzi di trarre profitto dal momento: ora anche i giudici non godono più del consenso di una volta: si siedano, ragionino su che fare”, afferma Mastella. “Sia messo in chiaro che nessuno vuole ridimensionare la magistratura, ma le si deve chiedere di agire con logica mitezza. Ancora oggi si spinge al di là di qualsiasi limite, ed esercita un potere per il quale non risponde a niente e a nessuno. Io sono morto politicamente non per un’indagine, ma per un clima”.
Giuseppe Spadaro