Hong Kong: gli studenti sfidano la Cina
Prima i cortei per le strade. Poi l’assedio pacifico dei manifestanti ai palazzi del potere. Quindi i lacrimogeni della polizia, le cariche, gli arresti, gli scontri tra dimostranti e forze dell’ordine. A Hong Kong gli studenti lanciano la sfida alla Cina.
L’ex colonia britannica, tornata a Pechino nel 1997, gode di ampia autonomia ma contesta la decisione cinese di limitare le candidature per il voto del 2017, quando si terranno le prime elezioni a suffragio universale del capo del governo locale. Le candidature dovranno essere approvate da una apposita commissione composta da 1.400 persone nominate da Pechino. La tensione è riesplosa negli ultimi giorni ma il braccio di ferro tra manifestanti e governo di Pechino dura ormai da qualche mese. A luglio mezzo milione di persone aveva invaso le strade per protestare contro l’influenza della Cina sulla vita di Hong Kong.
La CNN ha sottolineato come a Hong Kong gli indici di gradimento nei confronti del governo locale stiano precipitando ormai da tempo: allo stesso tempo, la sfiducia nei confronti di Pechino è ai suoi massimi storici. I giovani sono i più insoddisfatti e non è un caso che ad animare la protesta siano soprattutto gli studenti e il movimento ‘Occupy Central with Love and Peace’. Il 20 per cento degli abitanti di Hong Kong sta considerando di emigrare, secondo un sondaggio pubblicato una settimana fa.
Photo by Ding Yuin Shan – CC BY 2.0
Tra sabato e domenica la protesta è tornata a invadere massicciamente le strade. Migliaia di persone si sono radunate di fronte al palazzo del governo. La polizia ha reagito con cariche, gas lacrimogeni e spray al peperoncino. Decine gli arresti: tra di loro anche Joshua Wong, diciassette anni, il leader della protesta, che ha trascorso due giorni in prigione prima di essere rilasciato.
Ma la repressione della polizia non ha fermato i manifestanti: anche ieri circa tredicimila studenti sono scesi in strada in un campus a nord di Hong Kong per protestare contro il governo cinese.
“Questo è uno spartiacque” ha detto Hung Ho-fung della Johns Hopkins University, citato dal Guardian: “Stavolta la gente sta ricorrendo alla disobbedienza civile e sta tirando su barricate. In passato i manifestanti avevano sottolineato come le loro azioni non avessero influenzato la vita di tutti i giorni. Stavolta è diverso. Non ho mai visto niente del genere a Hong Kong”.
Pechino ha annunciato il ritiro della polizia in assetto antisommossa ma in cambio vuole che i dimostranti si disperdano pacificamente e non procedano con nuove occupazioni. Ma i manifestanti non intendono cedere, visto che il governo cinese non dà segnali di voler tornare sulle proprie decisioni.
La BBC ha raccontato che molte banche sono rimaste chiuse stamattina, così come diverse scuole e alcune fermate della metropolitana. “Credo che le autorità cinesi non si aspettassero da parte della popolazione di Hong Kong una presa di posizione così determinata” ha detto Hung Ho-fung, secondo il quale però “Pechino non farà marcia indietro”.
La situazione a Hong Kong ha affossato gli indici borsistici, con gli investitori che temono di dover assistere a ulteriori giornate di tensione dall’esito imprevedibile. Il governo cinese ha tutto l’interesse a placare immediatamente le proteste anche per evitare un ‘contagio’ i cui segni già si intravedono: a Taiwan, un centinaio di manifestanti sono scesi in strada per solidarietà.
Immagine in evidenza: photo by Pasu Au Yeung – CC BY 2.0