Grillo parafrasa Primo Levi “Italiani piduisti e mafiosi”
E fu così che Grillo è tornato a scrivere sul suo blog. Ma nel consueto attacco alla sinistra, a Renzi, al Governo e al Colle, ha forse superato un limite che qualche italiano potrebbe non accettare.
Nel nuovo post di Grillo emerge la strategia politica che il leader e ‘garante’ del MoVimento 5 Stelle vuole attuare durante questa campagna elettorale per le Europee. Nel post si legge una parafrasi della poesia introduttiva al libro ‘Se questo è un uomo’ di Primo Levi, scritto nel 1947 al ritorno dello scrittore italiano dal campo di concentramento di Auschwitz. Nel post vi è anche un’immagine, taroccata ad arte, dei cancelli all’ingresso del campo nazista dove la nota scritta ‘Arbei Macht Frei’ è stata sostituita con la scritta ‘P2 Macht Frei’.
L’ira del leader del M5S, che sta tornando a girare l’Italia con i suoi spettacoli/comizi a pagamento, si è scatenata in seguito alla vicenda del 416 ter, l’articolo che norma il reato di voto di scambio. La legge, che sarà analizzata domani in Senato, prevede una riforma del reato di voto di scambio, con l’alleggerimento delle pene per chi ne è colpevole. Su tale tema il MoVimento ha scatenato un vero e proprio putiferio, accusando il PD di essere in combutta con i mafiosi che sta cercando di difendere. L’escalation delle accuse è arrivato fino ad equiparare, nei giorni scorsi, Renzi a Dell’Utri, accusando indirettamente il premier fiorentino di essere un mafioso.
Nella parafrasi della poesia di Primo Levi, però, vi è un “salto di qualità” nelle accuse di Grillo, un nuovo metodo che ha fatto infuriare non poche persone nel panorama politico e civile italiano. Su tutte le furie c’è la comunità ebraica nazionale che accusa il comico genovese di “sfruttare la memoria di milioni di vittime per soli fini elettorali”. Secondo la comunità ebraica Grillo ha portato una vera e propria “vergogna all’Italia e a tutti gli italiani” per aver inquinato la memoria della strage di ebrei durante la seconda guerra mondiale.
Infuriata anche la società civile che, come racconta Postiglione sull’Huffington Post, non accetta che Grillo si appropri della memoria storica di Falcone e Borsellino, ergendosi a protettore dell’antimafia contro “l’antimafia dei parolai del PD”. “Il PD, in questi anni – scrive Postiglione – pur con tanti limiti, mentre Grillo twittava, è stato anche il partito dei sindaci o ex sindaci anti-mafia, concretamente impegnati nella lotta alle cosche nel Mezzogiorno, come Elisabetta Tripodi, Maria Carmela Lanzetta, ora ministro, o Rosario Crocetta, governatore della Sicilia”.
Quello che però Postiglione stesso nota, lungo tutto l’analisi del post di Grillo, è la ‘mostrificazione della politica italiana’, con l’aiuto del qualunquismo e del paragone azzardato ed esagerato con il ‘mostro’ per eccellenza, cioè il nazista. Durante il pezzo Grillo, addirittura, accusa gli italiani di essere tutti mafiosi e piduisti, per tornare a casa “al caldo dei telegiornali di regime” ed insegnare ai propri figli ad essere “indifferenti e servi”.
Francesco Di Matteo