Napolitano deporrà al processo sulla trattativa. Riina e Bagarella chiedono di intervenire
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha dato la sua disponibilità a essere ascoltato dai pm nell’udienza del processo sulla trattativa Stato-mafia che si terrà il prossimo 28 ottobre. A riferirlo è stato il presidente della Corte d’Assise, il quale ha fatto sapere di aver ricevuto una missiva attraverso cui il Capo dello Stato si è dichiarato pronto a deporre.
La notizia, già di per sé rilevante, si arricchisce di ulteriori spunti dal momento che i boss mafiosi Totò Riina e Leoluca Bagarella, entrambi imputati nel processo sulla trattativa, hanno esplicitamente manifestato la volontà di intervenire in videoconferenza nell’udienza del 28 ottobre.
Anche se la Corte non si è ancora espressa al riguardo, le possibilità che ciò avvenga sono molto scarse: l’Avvocatura dello Stato si è opposta e con ogni probabilità all’udienza prenderanno parte solo i legali e la procura, senza pubblico e imputati. La deposizione di Napolitano, infatti, non avverrà in un’aula di tribunale. Il teste sarà ascoltato a domicilio come vuole l’articolo 502 del codice penale, dal momento che non esistono disposizioni in merito alla testimonianza del Presidente della Repubblica.
Lo scorso 25 settembre il Capo dello Stato aveva affermato di non avere “alcuna difficoltà a rendere al più presto testimonianza, secondo modalità da definire, sulle circostanze oggetto del capitolo di prova ammesso”. Napolitano fu citato come testimone già il 17 ottobre del 2013, ma in una lettera indirizzata alla Corte d’assise il Presidente aveva dichiarato di non avere nulla da riferire sulla trattativa. La Corte, rigettando l’istanza di revoca dell’audizione presentata da alcuni legali, legittimò le ragioni dei pm, i quali avevano sottolineato come un’eventuale deposizione fornita dall’inquilino del Quirinale sarebbe senz’altro risultata “pertinente” e “rilevante” ai fini del processo.