Più elettori ma reclutamento al palo. E’ questo il paradosso vissuto oggi dal Partito Democratico, secondo i dati pubblicati in un’inchiesta del quotidiano ‘Repubblica’.
PIU’ ELETTORI, MENO ISCRITTI – Il boom del PD alle Europee non pare aver invogliato nuovi militanti all’iscrizione. E così al 40.8% delle elezioni europee fanno da contraltare gli appena 100 mila iscritti, oltre cinque volte in meno rispetto ai circa 540 mila del 2013. Se l’affluenza alle primarie in Emilia Romagna – appena 58 mila elettori alle urne – aveva rappresentato un campanello d’allarme, il crollo del numero di tessere ne è la conferma. E qualcuno all’interno del PD parla addirittura di appena 60 mila iscritti, cioè appena un decimo rispetto ad un anno fa.
LA SOCIETA’ – Da segnalare, in negativo, la performance di Sicilia, Basilicata, Molise, Sardegna e Puglia, dove il tesseramento non è praticamente partito. Non va meglio in Campania, passata da 70 mila iscritti a poche centinaia. E così l’apertura alla società, con l’avvento del leader carismatico e della politica dei social networks, certifica la mutazione genetica di quello che ormai può definirsi un “partito liquido”, come da vocazione dell’ex leader Walter Veltroni. Ma evidentemente le cause non sono solo queste, e non va dimenticata né la progressiva fine del finanziamento pubblico né le lotte intestine al partito.
LO STOP DI GUERINI – Intanto ci pensa Lorenzo Guerini, vicesegretario del PD, a stoppare i dati catastrofisti: “Le notizie sul numero degli iscritti al PD pubblicati oggi su organi di stampa e sui cui si sta costruendo una polemica inutile e strumentale, sono infondate: il tesseramento del Partito Democratico è iniziato il 25 aprile del 2014, le tessere sono state distribuite a partire dal mese di giugno, e terminerà il 31 dicembre 2014. “Detto ciò l’obiettivo è superare i 300mila iscritti a fine anno, veri. E ci impegneremo con determinazione per raggiungere questo obiettivo. Il resto sono solo strumentalizzazioni e numeri campati in aria”. Sulla questione è intervenuto anche l’ex leader del Pd, Pier Luigi Bersani, “Un partito fatto solo di elettori e non più di iscritti, non è più un partito. Lo Statuto dice che il Pd è un partito di iscritti e di elettori. Ovviamente – dice Bersani all’Adnkronos – se diventasse solo un partito di elettori diventerebbe un’altra cosa. Uno spazio politico e non un soggetto politico. Ma non siamo a questo e – assicura – non finiremo lì”.