Il nuovo governo della Svezia tra tasse, facce nuove e Palestina
Volti nuovi e dichiarazioni forti. Il governo rosso-verde di Svezia si è insediato appena una settimana fa ma ha già fatto parlare tanto di sé. Gli obiettivi sono quelli che il primo ministro socialdemocratico Stefan Löfven ha detto e ripetuto nel corso della campagna elettorale: abbattere la disoccupazione, migliorare l’efficacia dello stato sociale e l’istruzione.
Trai primi provvedimenti dovrebbero esserci l’innalzamento delle aliquote fiscali per i redditi più elevati e una nuova disciplina per la partecipazione dei privati nel welfare: Verdi e Socialdemocratici hanno trovato un punto d’incontro con il Partito della Sinistra (fuori dal governo ma fondamentale nei numeri) a inizio settimana. Resta però ancora molto da discutere.
Ma è stata un’altra dichiarazione a rubare la scena. La settimana scorsa il premier Löfven ha annunciato che tra gli obiettivi del suo esecutivo c’è anche quello di riconoscere lo Stato palestinese.
La diplomazia svedese ha spiegato che si tratterà di “un decreto del governo. Questa è la ragione per cui non passerà attraverso il Parlamento”. Se ne discuterà in Consiglio dei ministri, ma una data non è stata ancora fissata. L’annuncio è stato accolto favorevolmente dalle autorità palestinesi, meno da altri a partire dagli Usa che hanno definito “prematura” la decisione della Svezia.
Photo by Håkan Dahlström – CC BY 2.0
Israele ha convocato l’ambasciatore svedese per chiedere chiarimenti. Secondo Israele, il riconoscimento dello Stato Palestinese da parte di Stoccolma “non contribuisce al miglioramento delle relazioni tra Israele e i palestinesi, ma al contrario al loro deterioramento” perché “riduce le chance di pervenire a un accordo, alimentando presso i palestinesi l’aspettativa irrealistica che possano raggiungere il loro obiettivo in maniera unilaterale e non attraverso il negoziato con Israele”.
Ma critiche sono arrivate anche da dentro la Svezia. Göran Hägglund, leader dei cristianodemocratici e ministro della Salute e degli Affari Sociali nell’ex governo di centrodestra, ha attaccato duramente Löfven per la decisione ma anche per la modalità con cui essa è stata presa e comunicata.
Nel 2012, la Svezia aveva votato a favore del riconoscimento della Palestina come Stato osservatore dell’Onu.
Palestina e tasse a parte, sono tanti i volti nuovi che governeranno la Svezia nei prossimi anni. Il premier Stefan Löfven ha 57 anni, è nato a Stoccolma, è un ex operaio ed è stato a lungo dirigente sindacale. È leader del partito dal 2012.
Il ministro delle Finanze Magdalena Andersson ha dieci anni in meno. Ha alle spalle una lunga carriera nel mondo dell’economia: ha studiato negli Usa e in Austria, ha lavorato per l’Agenzia delle entrate svedese, è stata sottosegretario nell’ultimo governo socialdemocratico otto anni fa.
Margot Wallström, 60 anni, ministro degli Esteri, ha ricoperto incarichi all’Onu ed è stata commissario europeo. Originaria di Skellefteå (nord del paese), l’esperienza sul palcoscenico internazionale non le manca.
Bah Kuhnke, 42enne, ministro della Cultura, non ha un passato nei partiti ma viene invece dal mondo dello spettacolo. Nata a Malmö, suo padre è del Gambia.
Åsa Romson, 42 anni, leader dei Verdi in tandem con Gustav Fridolin, sarà ministro dell’Ambiente e vicepremier: a Stoccolma è nata e ha studiato. Il suo collega di partito Fridolin è il ministro dell’Istruzione: ha 31 anni ma a dispetto dell’età ha già messo insieme una lunga esperienza politica.