Legge di Stabilità 2014, le principali novità: taglio dell’IRAP e TFR in busta paga

Pubblicato il 15 Ottobre 2014 alle 09:56 Autore: Francesco Di Matteo

Sembra ormai chiaro il contenuto della legge di stabilità 2014 che dovrebbe essere approvato nel corso Consiglio dei Ministri in corso adesso.

Dopo una lunga trattativa, sembra essere entrato a pieno titolo nel documento anche il TFR, che potrà essere anticipato in busta paga anche per il 100%, anche per chi versa quei contributi in fondi pensione. Esclusi quasi certamente dal provvedimento saranno i dipendenti pubblici, le colf e gli agricoltori.

Si sta anche valutando la possibilità di modificare il bonus Irpef degli 80 euro, allargandolo alle famiglie monoreddito e con figli a carico. Secondo quanto previsto dalla Legge di Stabilità infatti il bonus, infatti, dovrebbe essere consegnato a famiglie con reddito fino a 31mila euro annui, in aumento rispetto ai 26mila euro annui precedentemente previsti, e potranno aumentare fino a 40mila euro annui per famiglie con 3 figli a carico e 50mila euro per le famiglie con 4 figli a carico.

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La manovra, che dovrebbe aggirarsi su circa 30 miliardi di euro, 11.5 dei quali finanziati in deficit portato fino al 2.9% del PIL, prevede anche un forte taglio dell’IRAP, stimato per 6.5 miliardi di euro. L’abbassamento dell’aliquota regionale sulle attività produttive avverrà tramite una totale deduzione delle spese del lavoro, e sarà applicata solo alle aziende con dipendenti. La manovra, quindi, avvantaggia notevolmente le grandi aziende mentre non intacca la situazione delle piccole e medie imprese, le più sofferenti in Italia. Per Squinzi questo “è un sogno che si avvera”, ma quasi 70 milioni di piccole imprese saranno ignorate dalla norma.

Con ogni probabilità, invece, sarà rinviato il riordino e la rimodulazione delle detrazioni fiscali, che prevede, ad oggi, oltre 700 voci. Non si procederà a sgravi modulati per fasce di reddito, ma per alcuni casi potrebbero esserci un taglio generale e indiscriminato. Dovrebbero comunque essere salve gli sgravi con grande impatto sociale sulle economie delle famiglie, come le detrazioni sulle spese mediche e sugli interessi dei mutui per la casa. Potrebbe, invece, essere  reintrodotta la serie di sconti sulla casa. Sulla nuova tassa sull’abitazione, che accorperà IMU, TASI e TARI, potrebbe essere di nuovo applicato uno sconto di 200 euro per la prima casa e di 50 euro per ogni figlio a carico.

Mentre dall’Italia piovono ancora critiche sulla riforma del lavoro, dagli Stati Uniti arriva un plauso dall’agenzia di rating Moody’s, che definisce il Jobs Act “una riforma significativa per la flessibilità”. Moody’s, infatti, plaude al graduale passaggio da una contrattazione salariale centralizzata, con un forte potere dei sindacati, ad una decentralizzata, con il ritorno del singolo operaio al centro della scena salariale. Nonostante l’agenzia stimi una contrazione del PIL del 0.3% nel 2014, si dice ottimista per l’avvio della crescita in Italia, anche per via di un “solido bilancio” e prevede una crescita marginale del 0.5% per il 2015.

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LE REAZIONI 

Governo e maggioranza – Renzi su Twitter: “La differenza tra la finanziaria 2014 e quella del 2015 è che ci sono 18 miliardi di tasse in meno. Tutto qui” scrive con tono sferzante il Presidente del Consiglio.

Sulla manovra interviene il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei, che spiega la complessità della manovra. “Una legge di questa complessità ha bisogno di limature. Ci prendiamo tutte le ore necessarie per non prendere mesi dopo” dichiara Taddei a Rainews 24. Taddei preferisce non anticipare cifre (“stiamo ai 30 miliardi annunciati da Renzi”) e sui 23 miliardi annunciati dal viceministro Enrico Morando spiega: “A quella riunione ero presente anche io. Non è andata così. Morando ha risposto con una battuta: per avere i numeri definitivi – ha detto – bisognava aspettare il Cdm. Era una battuta, sarebbe surreale se Morando non sapesse i numeri”.

Taddei parlando in generale della struttura della manovra spiega che questa segna “un cambio di passo per rilanciare non solo i consumi ma anche gli investimenti. Gli interventi sull’Irap e la decontribuzione vanno in quella direzione. Il terreno per gli investimenti (privati) sarà più fertile e fiscalmente più conveniente. Il vero problema infatti è il tracollo degli investimenti privati durante la crisi: meno 5 punti di Pil cioè 75 miliardi”. Una battuta, infine, sulla valutazione che Bruxelles potrà dare alla manovra: “Non è scontato che la Commissione Ue dia il suo assenso. Ma difficilmente l’Europa potrà dare un giudizio negativo”.

Opposizione e sindacati – Arrivano critiche dalla Fiom e dal suo segretario, Maurizio Landini: “Il presidente del Consiglio dovrebbe dire no ai licenziamenti, perchè le imprese stanno licenziando e quindi se si vuol dare dei contributi alle imprese bisogna darli a quelle che non fanno licenziamenti, a chi mantiene le produzioni, a chi investe su innovazione e qualità dei prodotti”. 

Molto duro, come al solito, Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Forza Italia: “Visto il voto di ieri al Senato, Matteo Renzi è ancora sicuro di avere maggioranza parlamentare in grado di far passare tutti i suoi sogni?”. Lo domanda su Twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio. “Renzi dica punto per punto come finanzierà taglio 18 mld di tasse. Con altre tasse? Aumento benzina? Aumento Iva? Tagli lineari? In deficit?”, si chiede in un nuovo tweet il presidente dei deputati azzurri. E ancora: “A Matteo Renzi. Bene, bravo, bis! Ci copia su tasse, lavoro e altro. Solo una domanda maliziosa: dove trova i soldi per i suoi sogni? #bastavuotepromesse

Francesco Di Matteo

L'autore: Francesco Di Matteo

Napoletano classe '92. Laureato in Scienze Politiche e delle relazioni internazionali alla Federico II di Napoli nel 2014, è appassionato di giornalismo e in particolare di politica, di analisi politica e di Scienza Politica, in generale. Tesserato a Libera, in passato ha ricoperto la carica di Coordinatore Regionale a livello giovanile nell'Italia dei Valori (2012). Cofondatore dell'associazione Agorà - Lavoro, Partecipazione e Libertà. Attualmente collabora anche con "Il Roma" ed è co-fondatore della testata indipendente "Libero Pensiero".
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