Sinistra: tempi maturi per Landini leader?
“Non mi va di discutere di queste cavolate”, ha risposto Maurizio Landini a chi gli chiedeva se la galassia frastagliata della sinistra italiana, quella a sinistra del Pd, fosse ormai pronta a unificarsi sotto la sua guida. “Io faccio in sindacalista della Fiom, ho ancora tre anni di mandato e vorrei provare a completarlo”. Il segretario dei metalmeccanici tenta di sgomberare il campo da qualsiasi ipotesi di ingresso in politica. Ma sono in tanti a pensare che in realtà Landini già parli da leader: “La nostra è una battaglia sindacale, che certo ha anche un significato politico, perché stiamo proponendo un modello sociale diverso”. L’impegno di Landini, in questi giorni, è tutto proteso alla difesa dell’articolo 18, e il prossimo 25 ottobre la Fiom scenderà in piazza per protestare contro la politica economica del governo Renzi, prima di dare inizio allo sciopero generale della categoria.
Non occorre certo essere dei politologi per rilevare il vuoto pneumatico che c’è a sinistra in termini di leadership. Nichi Vendola, sempre più in declino, pare aver esaurito una grossa fetta del suo credito di fiducia presso l’elettorato (complice anche una scarsa esposizione mediatica), mentre Pippo Civati non desta particolari entusiasmi. Troppo impalpabile e poco credibile, il dissidente piddino, come federatore dell’universo “radicale”. Non sorprende, dunque, l’ultimo sondaggio di Euromedia per Ballarò sulla fiducia degli italiani verso i principali esponenti politici: con il 21,1% dei consensi, il segretario Fiom ha in pratica doppiato il leader di Sel Vendola, fermo al 10,5%.
In attesa del “partito del lavoro”, per le disgregate forze di sinistra è tempo di accordi e manovre. Con il “patto degli Apostoli”, Sel e minoranza Pd si sono impegnate a sostenere reciprocamente le mozioni presentate dai due gruppi. Intanto il partito di Vendola ha ufficializzato l’ingresso del dissidente grillino Zaccagnini tra le sue fila. “Ero già arrivato alle Europee ad aderire convintamente alla lista Tsipras. Da lì in poi – ha spiegato Zaccagnini – c’è stato un avvicinamento sempre maggiore riguardo alle posizioni. Ci siamo trovati spesso a votare nello stesso modo con Sel. L’obiettivo comune è quello di spostare questo governo dalle posizioni di centrodestra”. E in futuro non si escludono scelte analoghe da parte di altri due ex pentastellati, ora nel gruppo misto: Francesco Campanella e Luis Alberto Orellana.