Dipendenti Lega Nord: 70 in cassa integrazione
70 dipendenti Lega Nord in cassa integrazione. Impiegati, addetti alle segreterie, ai gadget e alla promozione, portinai. La maggior parte di loro prestava servizio presso il quartier generale del Carroccio in via Bellerio, gli altri nelle sedi sparse nel territorio.
Tempi duri per la Lega Nord. Costretta a licenziare come ha già fatto Forza Italia e come forse toccherà fare anche al Pd dove da tempo viene minacciata la cassa integrazione. È ormai un ricordo sbiadito quello dei fondi provenienti dalla Lega da destinare alla scuola dei “liberi popoli padani” dove insegnava Manuela Marrone, moglie di Umberto Bossi. È il momento di tirare la cinghia.
“Puntiamo sul nostro generosissimo volontariato” ha dichiarato Matteo Salvini che ha anche chiesto un aumento del contributo che gli eletti già versano nelle casse della Lega. Contributo utile al fine di “poter dare il massimo aiuto ai 70 lavoratori-militanti che hanno accompagnato la Lega fino ad oggi”.
I conti in rosso non sono però una novità. Già a luglio vi era stato un congresso straordinario in merito. Eredità della gestione Bossi ma non solo. A settembre, il nuovo tesoriere, Stefano Stefani, subentrato a Francesco Belsito nel 2012, aveva lasciato l’incarico. Le motivazioni erano state “Non ci sono più soldi, inutile restare”.
La Lega Nord ha incassato, nel dopo Bossi, più di 120 milioni di euro in rimborsi elettorali. Dove sono finiti? Una domanda, almeno per ora, senza risposta. Salvini prova a rincuorare i suoi “Siamo poveri di soldi, ma ricchi di idee”. Ma per ora la cassa integrazione ed il licenziamento dei 70 dipendenti appaiono come un freno a quella che per anni è stata la macchina elettorale del Carroccio. D’altra parte Salvini motiva “Non avevamo altra scelta”.