Legge elettorale, intesa a metà: restano distanze su soglie e premio di maggioranza
Si è concluso l’ottavo incontro in 11 mesi tra il premier Matteo Renzi, con lui Lotti e Guerini, e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, accompagnato dai fedelissimi Letta e Verdini. Oltre un’ora e mezzo di faccia a faccia per definire, una volta per tutte la questione della legge elettorale, che si trascina dal gennaio scorso. Le novità principali dovrebbero essere due: premio di maggioranza alla lista e non più alla coalizione (a chi raggiunge almeno il 40% dei consensi) e soglia di sbarramento che scende di molto rispetto alla previsione iniziale. Poi una parziale reintroduzione delle preferenze, 40% di quote rosa per i capolista e la diminuzione del numero delle circoscrizioni elettorali.
“L’Italia ha bisogno di un sistema istituzionale che garantisca governabilità, un vincitore certo la sera delle elezioni, il superamento del bicameralismo perfetto, e il rispetto tra forze politiche che si confrontino in modo civile, senza odio di parte”, esordisce la nota congiunta diramata al termine del vertice. L’intesa però non è completa: ” Il patto del Nazareno è più solido che mai, rafforzato dalla comune volontà di alzare al 40% la soglia dell’Italicum, e dall’introduzione delle preferenze dopo il capolista bloccato nei 100 collegi”. E le differenze registrate “sulla soglia minima di ingresso e sulla attribuzione del premio di maggioranza alla lista, anzichè alla coalizione”, non impediscono “di considerare positivo il lavoro fin qui svolto e di concludere i lavori in aula al Senato dell’Italicum entro il mese di dicembre e della riforma costituzionale entro gennaio 2015″.
Emerge comunque la volontà di arrivare al 2018 da parte dei due partiti: “Questa legislatura che dovrà proseguire fino alla scadenza naturale costituisce una grande opportunità per modernizzare l’italia. Anche su fronti opposti, maggioranza e opposizioni potranno lavorare insieme nell’interesse del paese e nel rispetto condiviso di tutte le istituzioni”.
Legge elettorale, il premier marcia dritto
Matteo Renzi ieri sera, ai microfoni di Porta a Porta, ha chiarito una volta di più la propria strategia: “Noi possiamo sempre discutere di tutto, ma questi sono dettagli e sui dettagli non voglio stare a perdere giornate e mesi”. E affonda, sibillino, a proposito del premio di maggioranza: “Era l’idea di Berlusconi quando prendeva i voti, ora ne prende un po’ meno ma non penso che abbia cambiato idea”. Per Renzi l’incontro di oggi è l’ultimo: “Ho fatto un’accelerazione, come i ciclisti ho fatto uno strappo in salita perché sulle riforme era entrata in circolazione l’idea che pur di non aver problemi si poteva far finta di niente, si buttava la palla in tribuna”. E ribadisce la deadline: “Finire entro il 31 dicembre” la legge elettorale al Senato. E avverte: “Le regole del gioco si fanno insieme ma non significa che se non sono d’accordo non si fanno. Io prima voglio farle e poi insieme”.
Legge elettorale, Renzi su Berlusconi: “Il problema non è lui”
Il premier entra nel dettaglio dei contrattempi che hanno frenato negli ultimi giorni la discussione sulla legge elettorale. E, nel farlo, discolpa Berlusconi: “I problemi, semmai, sono i Brunetta e i Fitto“. E aggiunge, con una certa ironia: “Litigare fa sempre male, improvvisamente FI mostra libertà interna: tutta insieme gli ha fatto male…”. Intanto, dopo lo strappo di Brunetta, Berlusconi pare aver serrato le fila del proprio partito, dopo il comitato di presidenza di ieri sera. Così almeno traspare dalla nota ufficiale, in cui l’ex premier esprime “grande soddisfazione per la rinnovata unità del partito”.
Legge elettorale, le posizioni degli altri
Se all’interno della minoranza PD traspare un lieve ottimismo – “Si sta andando nella direzione giusta ma ancora siamo lontani, in particolare sulle liste bloccate”, è l’opinione di Stefano Fassina – più dura resta la posizione dei “pasdaran” di Forza Italia, alla luce del vertice di maggioranza di ieri sera. “Ho letto dell’esito dell’accordo di maggioranza, mi sembra stravolga la filosofia dell’Italicum. Non c’è solo il problema del premio di lista, ma anche la questione dei piccoli partiti”. E’ l’opinione di Renata Polverini, intervistata da Repubblica. Le fa eco il collega di partito Paolo Romani, intervistato dal medesimo quotidiano: “Noi non siamo mai venuti meno al dialogo. Quel che è certo è che dovranno venire meno i toni perentori, gli ultimatum, i diktat. Sediamoci al tavolo e confrontiamoci. Noi siamo favorevoli a un sistema elettorale che preveda una premio di maggioranza in grado di garantire appunto la governabilità, quello alla lista è uno dei sistemi possibili per rafforzare il bipolarismo. Anzi, getta le basi per un modello bipartitico. Ovviamente non è l’unico e la nostra proposta è che il premio di maggioranza sia alla coalizione”.
Nella discussione irrompe anche Angelino Alfano, pronto a spiazzare gli ex compagni di partito: “Lo sbarramento del 3% è il punto di equilibrio giusto. Mi auguro che da parte di Forza Italia non ci sia una risposta negativa perchè pensare di costruire il centrodestra non per convinzione ma per costrizione e paura sarebbe un errore clamoroso”. E, intervistato da La Stampa, aggiunge: “Bene la soglia al 3% ma la nostra vittoria è aver ottenuto le preferenze”.
Dura la nota di Maurizio Sacconi, anche lui NCD: ““Nella riforma elettorale tutto si tiene. Il premio alla lista già garantisce governabilità e ha come corollario la minima soglia tecnica del 3% per garantire anche la rappresentatività. Soluzioni bastarde, che coniugano premio alla lista e soglia alta di ingresso, corrispondono solo alla speranza di eliminare scomodi concorrenti e non realizzano quel giusto equilibrio di principi che fa durare nel tempo la legge elettorale”.