Inchiesta Guardian e impegno di Amnesty contro le violazioni dei diritti dei lavoratori in Qatar
Inchiesta Guardian e l’impegno di Amnesty international: sei mesi fa il Qatar aveva promesso di porre rimedio alle gravi violazioni dei diritti dei lavoratori immigrati impiegati nella costruzione delle strutture che ospiteranno i mondiali di calcio che si terranno nel 2022. Secondo Amnesty International, poco o nulla però è stato fatto.
Il Rapporto di Amnesty International
Amnesty International oggi ha pubblicato un rapporto in cui denuncia i grossi ritardi del governo di Doha. “Sono passati 4 anni dall’assegnazione dei mondiali, questo tempo è trascorso tra promesse e proposte” mentre è necessario elaborare delle misure urgenti “per fare in modo che i mondiali del 2022 non siano basati sul lavoro forzato e sullo sfruttamento” ha detto Sherif Elisayed-Ali, direttore del programma per i diritti dei rifugiati e dei migranti di Amnesty International.
Il rapporto dell’organizzazione per i diritti umani analizza la risposta delle autorità qatarine a 9 quesiti cruciali per i diritti dei lavoratori. Su 5 di essi non vi sono stati passi avanti, per quanto riguarda gli altri 4 i progressi sono stati minimi e parziali. In particolare Amnesty si è scagliata contro il “permesso di uscita dal paese” che il datore di lavoro deve concedere al lavoratore e il sistema di sponsorizzazione (kafala) che vincola un lavoratore a un determinato datore di lavoro.
Nel rapporto, Amnesty International si chiede anche un’inchiesta indipendente sulle cause delle morti dei lavoratori migranti, l’annullamento delle esorbitanti spese legali chieste ai lavoratori per fare causa ai datori di lavoro oltre alla pubblicazione dei nomi di datori di lavoro e reclutatori che sfruttano i lavoratori.
L’inchiesta del The Guardian
Negli scorsi mesi anche il The Guardian aveva condotto una lunga inchiesta sulle condizioni dei lavoratori migranti in Qatar. Dai risultati erano emerse centinaia di morti di lavoratori, provenienti soprattutto da India, Nepal e Sri Lanka. Alcune di queste morti (964 in tutto tra il 2012 e il 2013) erano state registrate come “incidenti sul lavoro”, molte altre come “arresto cardiaco”.
La maggior parte dei migranti viene reclutata nel proprio paese di origine: una volta giunti in Qatar gli si corrisponde un salario bassissimo perché una buona parte è trattenuto come rimborso per le spese di viaggio. Alcuni lavoratori si ritrovano addirittura ostaggio del proprio datore di lavoro che gli sequestra il passaporto.
La Confederazione Sindacale Internazionale stima che, prima del calcio di inizio dei mondiali del Qatar, potrebbero morire in tutto 4000 lavoratori.