Renzi vs Salvini: i due Matteo tra sondaggi e futuro del sistema politico
In una politica sempre più “personalizzata”, il centro della scena è sempre più appannaggio dei “due Matteo”: Renzi e Salvini. Vale a dire, il premier – nonché leader del partito uscito vincitore dalle ultime europee – e il capo della Lega Nord, che si candida a guidare una coalizione di centrodestra ancora da ricostruire. Il tutto a condimento di un’ipotetica quanto affascinante sfida elettorale che è diventata il leitmotiv delle ultime settimane.
Renzi versus Salvini, i primi sondaggi
Intanto iniziano anche a circolare i primi sondaggi su un ipotetico duello. Se Emg evidenzia come i due siano i leader politici che registrano attualmente il più alto livello di fiducia nell’elettorato, Coesis Research si è spinto oltre, immaginando l’esito di un ipotetico scontro elettorale tra i due e sottolineando la possibilità di un sorpasso a destra di Salvini in caso di elezioni ad autunno 2015. Il tutto grazie anche ad un parziale svuotamento dell’area elettorale facente riferimento al Movimento Cinque Stelle. Ma qual è la situazione delle rispettive aree di appartenenza?
Renzi vs Salvini, la situazione nel centrosinistra
Il premier è impegnato in una vera e propria opera di mutazione genetica del più grande partito di centrosinistra nonché dell’intero agone politico italiano. La prima fase della nuova era renziana ha portato ad un successo elettorale senza precedenti – lo storico 40.8% delle Europee – un risultato che nella scena politica tricolore mancava da oltre 55 anni.
Tuttavia, il successo elettorale si scontra con la difficile convivenza delle varie anime interne al PD, con una vecchia guardia sempre più insofferente dinanzi alle accelerazioni del premier, preoccupate dall’imponenza del cambiamento impresso al PD e delle possibili ripercussioni future, sia a livello elettorale che di piattaforma programmatica. Le cene di autofinanziamento, lo scontro frontale con i sindacati, l’apertura a Berlusconi nel progetto di riforme, sono sintomatiche di un’accelerazione che potrebbe portare ad uno strappo definitivo e alla rottura dell’unità all’interno del partito.
Renzi vs Salvini, la situazione nel centrodestra
Sull’altro versante, Matteo Salvini è riuscito a risollevare dalla polvere un partito destinato ad una rapida implosione, dopo le ceneri lasciate dalle vicende giudiziarie che hanno coinvolto il Senatur ed il “cerchio magico” a lui collegato. Sfruttando abilmente l’insofferenza verso l’Euro da parte di una buona fetta di elettorato italiano, Salvini è riuscito a riportare la Lega al 6.15%, lontana ancora dal risultato a due cifre della Lega apertamente scissionista del ’96 (10.4%) o di quella governativa delle europee del 2009 (10.2%) ma decisamente in risalita rispetto al misero 4% circa registrato alle ultime legislative.
In realtà, l’avanzata delle truppe di Salvini si scontra con rapporti di forza interni al centrodestra tutt’altro che ben delineati. Con un Silvio Berlusconi che si ritiene – forse non a torto – l’unico ancora in grado di ricompattare il centrodestra. E con una Forza Italia che, sebbene non in salute, resta ancora di gran lunga il partito più forte del centrodestra. E a Salvini – che peraltro, sul fronte interno, vede incombere la figura sempre più solida di Flavio Tosi, sindaco di Verona sempre più in ascesa – potrebbe non bastare più la retorica anti-Euro ed anti-rom e la conventio ad excludendum nei confronti di alleati sgraditi (es. NCD) per risollevare le sorti del centrodestra ed accreditarsi come leader più credibile.
Quale futuro per il sistema politico?
L’evoluzione delle vicende all’interno delle due aree rende difficile azzardare la futura conformazione del sistema politico italiano. Matteo Renzi, nel tentativo di cambiare l’anima del PD, sta cercando anche di modificare il dna del sistema politico italiano, orientandolo con decisione verso un’impronta fortemente bipartitica. L’idea di coinvolgere Silvio Berlusconi – da sempre fautore del bipartitismo – nell’ormai famigerato patto del Nazareno e nella riforma della legge elettorale è un chiaro segnale. Volto a sbaragliare non solo la concorrenza esterna – centrodestra, grillini – ma anche quella interna: dentro al PD ma anche alla sua sinistra.
Ma se Renzi – ed anche Berlusconi – fanno rima con bipartitismo, Salvini ha ben altri sinonimi. Se il segretario del PD punta a sgretolare il centrosinistra ed a fonderlo in un unico grande partito riformista – il fantomatico “Partito della Nazione” – il leader della Lega prova a spostare il baricentro della coalizione. Orientandolo più a destra ma restando sempre in una logica bipolare.
Tra spinte bipartitiche e controspinte bipolari, non va dimenticato il terzo incomodo, rappresentato dal Movimento Cinque Stelle. Tuttavia, il Regno Unito dimostra benissimo come possa coesistere una logica bipolare – anzi, addirittura bipartitica – nonostante la presenza di tre grandi soggetti politici, sebbene nessuno di essi abbia i connotati “antisistema” del M5S. Ma qui si torna al punto nevralgico: la riforma della legge elettorale. L’unica, vera, cartina di tornasole per capire quale sarà il futuro dna del sistema politico italiano. L’unico modo per evitare lo scenario peggiore: non bipolarismo né bipartitismo, bensì il persistere della frammentazione.