Sondaggi, Salvini e la Lega Nord volano nonostante le beghe interne
Zuffe tra leader in ascesa, diatribe sulla guida del centrodestra. Ma nonostante tutto, i sondaggi continuano a sorridere. E’ strano il destino della Lega Nord, stretta tra beghe di quartiere ed intenzioni di voto che continuano a premiare un partito in continua risalita, dopo il definitivo passaggio di testimone da Umberto Bossi a Matteo Salvini.
La querelle sulla leadership del centrodestra
E’ proprio il Senatur il primo a stoppare l’avanzata dei nuovi rampanti, sostenendo che la leadership del centrodestra resta appannaggio di Silvio Berlusconi. L’ennesimo assist verso un leader sempre più in difficoltà, stretto tra sondaggi deludenti e frizioni interne a Forza Italia. Ma che, nonostante tutto, all’orizzonte continua a non vedere nuovi leader in grado di emergere.
La pensa diversamente invece Roberto Maroni, governatore della Lombardia nonché segretario leghista nel delicato momento del passaggio dalla vecchia guardia legata al cerchio magico al nuovo rappresentato da Salvini. Secondo Bobo bisogna guardare avanti e pensare al futuro del centrodestra, che passa da Salvini e dal rinnovamento.
Il sostegno arriva dai sondaggi
Le intenzioni di voto sembrano sorridere al nuovo corso leghista. Si è passati dall’ipotetico 2% del febbraio scorso ad un consenso attuale tra l’8 e il 10%. Senza dimenticare il 6% raccolto alle Europee di maggio, segno di una condizione in fase di rivitalizzazione.
L’investitura riguarda anche lo stesso leader, quel Matteo Salvini che, sempre secondo i sondaggi, risulta il politico con il più alto tasso di fiducia dopo il premier Renzi.
Le beghe interne
In realtà i problemi arrivano anche dalla nuova generazione. E prendono le sembianze di Flavio Tosi, altro giovane rampante della nuova classe dirigente leghista. Il sindaco di Verona rivendica un accordo con Maroni, secondo il quale a Tosi sarebbe stata garantita la candidatura a leader del centrodestra e a Salvini la leadership del partito. A ciò si aggiunge Massimo Bitonci, sindaco di Padova, tra i più strenui avversari di Tosi.
Sopra di loro cerca di volare Luca Zaia, governatore del Veneto in cerca di riconferma per un secondo mandato.
E così va in scena il paradosso leghista: un partito che vola nei sondaggi ma che, al tempo stesso, non riesce a porre freno agli attriti interni. Una vicenda che, per certi versi, ricorda molto da vicino il PD di Matteo Renzi, forte di uno straordinario 40% alle Europee ma sempre più in fibrillazione. Dall’esito di queste tensioni dipenderà molto del futuro prossimo del sistema politico italiano.