Nucleare Iran: vicino un accordo storico con gli Usa
Il gruppo dei 5 + 1 (i membri del consiglio di Sicurezza dell’Onu – Usa, Russia, Cina, Regno Unito e Francia – più la Germania) presto potrebbe trovare un accordo con l’Iran sul programma nucleare di Teheran. A Vienna si svolgerà l’ultimo tratto della maratona negoziale in merito. Dopo i colloqui in Oman, martedì toccherà alla capitale austriaca accogliere i leader mondiali coinvolti nelle trattative, che dovrebbero concludersi il 24 novembre.
Il nucleare iraniano
L’Iran in questo momento ha a disposizione 19mila centrifughe per l’arricchimento dell’uranio. Di queste 10.200 di ultima generazione sono attualmente in funzione. L’Occidente vorrebbe che il numero fosse ridotto a meno di 4000 (anche se l’accordo parla di “capacità complessiva” quindi sarebbe consentito all’Iran di avere un numero inferiore di dispositivi ma più potenti di quelli attuali). Il limite di potenziale è calcolato in base al tempo (è stato stimato in un anno) nel quale Teheran potrebbe costruire una testata nucleare (“break-out”) se ne avesse intenzione.
Se dovesse accettare l’accordo, l’Iran collaborerà a stretto contatto con l’Agenzia Nucleare Internazionale (Aiea) consentendo ai suoi ispettori di monitorare i suoi siti nucleari. Nei termini dell’accordo, la cui durata sarà compresa presumibilmente tra gli 8 e i 10 anni, c’è anche il depotenziamento della centrale di Arak. In cambio Teheran chiede la revoca delle principali sanzioni petrolifere e bancarie, insieme allo scongelamento dei beni iraniani bloccati in giro per il mondo.
Il fallimento non è un’opzione
Le trattative sarebbero concluse al 95% riferiscono delle fonti anonime del The Guardian. Alcuni esperti militari interpellati dal quotidiano inglese riferiscono che gli ostacoli rimanenti sono più di natura politica che sostanziale. Sia Obama sia Hassan Rohuani, presidente iraniano, hanno necessità di tornare in patria con dei risultati che permettano di mettere a tacere l’opposizione interna. “L’estensione dei negoziati è lo scenario meno probabile” ha detto Reza Marashi, Direttore del National Iranian American Council di Washington “a causa delle implicazioni che potrebbe avere nella politica interna di entrambe le parti“. In breve “il fallimento non è un’opzione” sostiene Marashi.
Pur di evitare una mancata intesa potrebbe essere annunciato il raggiungimento di un accordo “quadro” da completare in seguito, perché sarebbe impossibile sostenere politicamente l’impegno del Dipartimento di Stato americano nel dialogo sul nucleare iraniano senza poter mostrare qualche tipo di progresso. Il crollo dei negoziati scatenerebbe la reazione dei Repubblicani, che tengono in pugno il Congresso, pronti a imporre nuove sanzioni contro l’Iran.