La finta ripresa dell’occupazione USA e la Germania, due modelli a confronto
Sarà la lontananza, o soprattutto la soluzione più facile, ma nel nostro Paese innegabilmente sono gli Stati Uniti ad essere in testa ai modelli che si vorrebbero imitare per la risoluzione della crisi economica. E questo anche tra chi ha sempre contestato gli USA in economia e non solo. Tuttavia ora la Germania di Angela Merkel sembra avere superato gli Stati Uniti di Obama nell’avversione. Perchè? Quali sono i due modelli economici a confronto e come hanno superato la crisi economica?
Come prima basilare informazione si deve sottolineare che
– la Germania ha perso in 10 anni circa 2 milioni di persone
– gli USA in 10 anni sono aumentati di circa 25 milioni
E la tendenza demografica sta proseguendo a questi stessi ritmi
Questo per meglio poter capire quando vengono snocciolati dati in valore assoluto.
Perciò è determinante poter esaminare i valori pro-capite, e così cominciamo con il reddito pro-capite, misurato con il citerio PPP, della Purchase Power Parity, secondo i dati di Tradingeconomics.it
Dopo un allargamento del gap tra il 1995 e il 2008, con la crisi economica la crescita pro capite tedesca è stata migliore di quella americana, come si vede.
Spesso non è stato percepito perchè non è immediatamente comprensibile che il reddito USA deve essere diviso tra un numero crescente di persone, mentre quello tedesco tra un numero decrescente, la fetta insomma va valutata anche in base al numero di persone che devono spartirsela.
Tuttavia come è molto chiaro negli USA, e forse un po’ meno in Europa, quello che più conta è il lavoro, ovvero la riduzione della disoccupazione e soprattutto l’aumento dell’occupazione.
Vediamo come negli USA e in Germania è stata la risposta alla crisi da questo punto di vista, o comunque come è evoluto il mercato del lavoro. Molto si parla del calo della disoccupazione in USA, ed è ciò su cui Obama ha molto contato e quello che sempre ha sottolineato come uno dei maggiori successi della sua amministazione.
E in effetti il seguente grafico indica bene il netto calo della disoccupazione dopo l’ultima recessione, come era successo in crisi simili in passato:
Il seguente grafico tuttavia, certifica come l’ultima recessione sia sta ta la più grave del Dopoguerra in USA e soprattutto quella in cui il ritorno ai valori di disoccupazione precedenti alla crisi è più lento, e si noti anche che di volta in volta dagli anni ’80 in poi il ritorno a questi valori sia sempre stata più lenta, è un dato strutturale su cui riflettere:
Abbiamo parlato di tassi di disoccupazione, si tratta della percentuale di chi è in cerca di lavoro tra la popolazione attiva tra i 15 e i 64 anni, ovvero tra chi è disposto a lavorare, è quindi un valore relativo, che non può prescindere dal denominatore, ovvero il tasso di attività.
Ed è qui che cominciano le dolenti note, poichè l’aumento dei lavoratori in valore assoluto, e la diminuzione del tasso di disoccupazione, nascondono dati ben più negativi in quei tassi che più dovrebbero interessare ovvero il tasso di attività e soprattutto il tasso di occupazione, cioè quanti sono gli occupati sulla popolazione totale tra i 15 e i 64 anni. Vediamo i dati:
Come si vede il tasso di attività, ovvero le persone disposte a lavorare (incluse quelle che già stanno lavorando) è sceso a livelli diremmo italiani, i più bassi da circa 35 anni, mentre l’occupazione, dopo un calo drammatico di circa il 5% in pochissimo tempo durante la recessione non si è più ripresa e rimane stabile circa al 58%.
Quindi da dove vengono i dati positivi sulla disoccupazione e sui posti di lavoro crescenti? Per il tasso di disoccupazione la risposta è nel grafico sopra, ovvero diminuisce il tasso di persone attive e disposte a lavorare e quindi la proporzione di chi un lavoro lo cerca diminuisce, ma senza trasformarsi in occupazione ma solo in inattività.
Nel seguente grafico si vede ancora meglio:
E i valori assoluti? Come abbiamo detto gli USA sono un Paese in espansione demografica, cosa cui in Europa non siamo abituati, e che quindi spesso dimentichiamo, quindi di fatto in valore assoluto il numero di persone che lavorano aumenta, ma si tratta solo dall’assorbimento del maggior numero di persone che entrano nel mercato del lavoro.
Il caso della Germania è differente, anche qui vi è stato un aumento numerico dei lavoratori, fino a valori da record, verso i 42 milioni, qui i dati fino al 2013:
Tuttavia è un aumento che ha un valore molto maggiore di quello USA perchè la Germania perde abitanti, e quelli presenti invecchiano a ritmi da record mondiale.
Per cui nel caso tedesco non solo si assiste a un calo del tasso di disoccupazione, più che in altri Paesi, USA compresi:
Ma soprattutto è il tasso di occupazione ad essere cresciuto in modo decisivo, fino a sfondare il 70%, neanche paragonabile all’asfittico 58% americano:
Vediamo qui l’aumento sia a Ovest che soprattutto a Est:
E dove è aumentata maggiormente l’occupazione? Tra i più anziani, a testimonianza che la Germania sta rispondendo all’invecchiamento della popolazione rendendo più attivi anche chi ha più di 55 anni.
E’ impressionante l’aumento di occupazione dei 55-64enni dal 40% al 65% in 10 anni, nel mezzo di una crisi mondiale, e senza sacrificare l’occupazione giovanile e delle altri classi di età.
Quindi vediamo che il grande interventismo americano, con il Quantitative Easing tanto invocato anche in Europa, e le operazioni di stimolo effettuate, hanno provocato un effetto largamente minore dell vituperata austerità tedesca applicata in patria.
Gli USA si avviano verso un pericoloso modello mediterraneo in cui lavorano tanti quanti in Italia, Spagna o Grecia, sempre meno persone sono attive, proprio nel Paese simbolo dell’intrapredenza. si dovrebe indagare perchè ci sono questi inattivi, se sono giovani che preferiscono come da noi allungare il periodo di studi, oppure le crescenti minoranze ispaniche in cui permane il modello familistico in cui la donna sta a casa e rinuncia a una carriera.
Dove è andata la crescita del PIL americana a i dollari pomapti nel sistema? Un piccolo indizio arriva dall’osservazione delle performances delle borse di New York e Francoforte, con la prima che ha segnano una crescita certamente superiore, e non era difficile da immaginare: