Ucraina, i segni di cedimento del governo tedesco
In Ucraina la guerra non si è mai fermata, il cessate il fuoco non è mai realmente iniziato. Secondo l’ONU in sette mesi di conflitto sono morte almeno 4317 persone, tra civili, soldati e miliziani (un migliaio dalla firma della tregua tra Kiev e ribelli filorussi). I feriti sono quasi 10mila.
La rivoluzione di Maidan a febbraio compirà il primo anno di vita ma i suoi risvolti sono lontani dall’essersi del tutto espressi. La strategia dell’Unione Europea di schierarsi in tutto e per tutto con le nuove autorità di Kiev sta cominciando a mostrare dei segni di cedimento. Secondo indiscrezioni riferite dal Der Spiegel anche nel governo tedesco, finora dimostratosi compatto contro la Russia, stanno emergendo nuove istanze a favore di una posizione meno rigida nei confronti di Mosca.
Sanzioni irrevocabili
Angela Merkel ieri, di fronte alla Camera bassa di Berlino ha confermato le sanzioni economiche nei confronti della Russia. Continua il confronto a distanza tra la cancelliera tedesca e Vladimir Putin, i rapporti diplomatici tra i due stanno assumendo sempre più i connotati di una guerra di logoramento.
“Abbiamo bisogno di avere pazienza e mantenere il controllo” ha detto la Merkel aggiungendo che, di fronte all’annessione della Crimea e al coinvolgimento nel conflitto del Dombas, è fuori discussione la revoca dei provvedimenti presi all’indirizzo di Mosca. La Germania vuole che l’Ucraina “torni a essere stabile e unita” ma “la Russia sta minando la pace e contravvenendo alle leggi”. Insomma, la Merkel ha ribadito quanto detto la scorsa settimana al G20 di Sydney.
Posizione morbida
Anche un’altra affermazione di Angela Merkel ha suscitato l’interesse degli analisti internazionali. “Non permettiamo che si seminino tra noi delle divisioni” ha detto la cancelliera, confermando le indiscrezioni del Der Spiegel che vorrebbero il governo di Berlino diviso tra la posizione intransigente verso Mosca della stessa Merkel e di Horst Seehofer, a capo dei democristiani bavaresi (CSU), e quella più morbida del ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier e del suo collega all’Economia, oltre che vertice dei socialdemocratici, Sigmar Gabriel.
La scorsa settimana Steinmeier si è incontrato con il suo omologo russo Sergei Lavrov per poi essere ricevuto dal Presidente russo Putin in persona. “Raro onore” fanno notare dal periodico tedesco. Proprio mentre la Merkel a Sydney sosteneva che l’Occidente “non dovrebbe essere troppo avverso al conflitto”, Steinmeier dichiarava che “bisognerebbe essere più cauti quando si parla in pubblico”. L’intenzione del ministro sarebbe quella di abbassare la tensione con la Russia per poter contare su di essa all’interno delle importanti dinamiche diplomatiche in cui è coinvolta, in primis i colloqui con l’Iran sul nucleare.
Invito alla compattezza
L’atteggiamento di Steinmeier è stato criticato in questi giorni soprattutto dal leader dell’Unione cristiano sociale Horst Seenhofer. “Abbiamo necessità di mantenere il dialogo con la Russia – ha detto il leader del “partito gemello” della CDU – ma per quanto possa essere diplomatico, il ministro Steinmaier deve sapere che allontanarsi dalla strategia della cancelleria potrebbe rivelarsi molto pericoloso”.
Grande preoccupazione per la divisione interna al governo tedesco è stata mostrata dai governi delle Repubbliche Baltiche e dalla Polonia. A Tallin, a Vilnius, a Riga e a Varsavia sanno che solo la Germania può interloquire con la Russia da pari a pari.