Supplenze illegittime per la Corte di Giustizia Europea
Illegittime le norme italiane sulle supplenze. È quanto stabilito stamane dalla Corte di Giustizia Europea che ha accolto il ricorso dei sindacati. La sentenza emessa dal presidente sloveno della Corte, Marko Ilesic, stabilisce che i contratti a tempo determinato per gli insegnanti italiani violano le norme europee e inoltre che i precari che hanno superato i 36 mesi di insegnamento hanno diritto ad essere assunti o a ricevere un risarcimento.
Sentenza che non sorprende il governo
È una sentenza che non sorprende nessuno. Era nell’aria da tempo, al punto che il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha dichiarato: “I contenuti del nostro futuro decreto sono anticipatori rispetto a quello che ha indicato la Corte europea. Presenteremo alla Commissione europea le misure che l’Italia ha attivato con una certa tempestività”. Il decreto in questione è la Buona scuola di Renzi-Giannini che prevede l’assunzione di circa 148 mila precari, la metà di quanti invece ne vengono contabilizzati dai sindacati.
La soddisfazione dei sindacati
Sindacati che dimostrano tutta la loro soddisfazione per la sentenza della Corte europea. Marcello Pacifico, segretario dell’Anief, dice: “Dopo tanti anni di sacrifici per mantenere una buona scuola giorno per giorno i precari italiani possono avere giustizia”. Proprio l’Anief cinque anni fa aveva dato inizio alla battaglia in nome dei precari del mondo della scuola.
Tra i 250 e i 300 mila i precari che potranno chiedere l’assunzione
Gli insegnanti precari che rientrano nei parametri individuati dalla sentenza sono tra i 250 e i 300 mila. Nel caso in cui decidessero di rivolgersi al tribunale del lavoro italiano, per loro l’assunzione diventerebbe certa. Potrà invece chiedere un risarcimento chi ha già trovato un impiego al di fuori del sistema dell’istruzione. Il totale dei risarcimenti ammonterebbe, secondo l’Anief, a due miliardi. L’avvocato Walter Miceli, curatore del ricorso dal 2012, aggiunge: “Questa sentenza può essere applicata a tutto il pubblico impiego, chi ha un’anzianità di lavoro superiore ai tre anni non potrà più avere contratti a tempo determinato. Non è necessario che i trentasei mesi siano continuativi. L’interpretazione della Corte europea è vincolante per tutti i giudici”.