Renzi sfida Berlusconi: “Sta al tavolo ma non dà più le carte”
Rottamare Silvio Berlusconi dopo averlo “usato” per l’approvazione della riforma del Senato? L’idea non deve essere tanto peregrina se si leggono le recenti dichiarazioni di Renzi. L’ultima in ordine di tempo sembra relegare in soffitta l’alleato delle riforme istituzionali: “Berlusconi sta al tavolo ma non dà più le carte“. Ma il premier sa che l’appoggio dell’alleato è necessario per far passare l’Italicum e così cerca di deviare il tiro: “L’Italicum diventerà legge spero con il consenso di Berlusconi, ma per fine anno non ce la facciamo” afferma a In mezz’ora. Renzi dice di non essere preoccupato degli attacchi dell’ex premier: “L’accordo con Berlusconi e Fi non è sul governo ma è limitato alle riforme. Berlusconi è scontento del mio governo? Anch’io sono molto scontento dei suoi governi”. Nel caso l’appoggio del leader di Forza Italia venisse meno, il premier avrebbe una terza sponda su cui contare, quella dei Cinque Stelle, mai disorientati come oggi dopo il cambio di passo attuato da Grillo con la costituzione del direttorio pentastellato: “Se i Cinque Stelle sono disponibili a scrivere assieme regole, tutta la vita”.
Il capo del governo, che esclude di aver parlato con il ribelle di FI, Raffaele Fitto, parla poi dei suoi avversari politici: Grillo e Salvini. “Salvini scommette sulla rabbia e sulla disperazione degli italiani. Io scommetto sulla loro voglia di riscatto. Come ci hanno dimostrato le elezioni regionali in Emilia Romagna e Calabria, l’alternativa al mio governo non è la sinistra che è scesa in piazza contro il Jobs act. L’alternativa è a destra, populista e xenofoba. Io non ho paura di Matteo Salvini, come non avevo paura di Beppe Grillo”.
L’astensionismo alla precedenti regionali non lo preoccupa e men che meno il calo della fiducia nei suoi confronti. Prima, dice Renzi, viene l’Italia. “Non sono qui per cercare di far contente le persone altrimenti farei come quelli che mi hanno preceduto. A me interessa rimettere l’Italia in condizione di competere nel mondo e che la gente non perda fiducia nell’Italia”.