Rapporto torture CIA: in pericolo sicurezza Usa
Oggi verrà pubblicato un rapporto di 480 pagine sui metodi usati dalla CIA per reperire informazioni dopo l’11 Settembre. Allertate le ambasciate e le sedi diplomatiche in generale: rendere noti i dettagli dei duri interrogatori dell’intelligence americana potrebbe rappresentare un “fattore di rischio” per gli americani all’estero.
Il rapporto
Solo una parte del rapporto sui servizi segreti operanti all’estero sarà resa nota. La commissione intelligence del senato, in questo momento in mano ai democratici, è in possesso di oltre 6000 pagine che resteranno classificate. Quella di cui oggi si aspetta la pubblicazione è solo una sintesi dei metodi utilizzati per estorcere informazioni a terroristi di Al Qaeda o presunti tali. Oltre a descrivere la violenza dei metodi utilizzati si prevede che nelle pagine emerga anche la loro inutilità ai fini della sicurezza nazionale.
Barack Obama ha revocato l’autorizzazione a praticare questo genere di interrogatori ai suoi agenti segreti nel 2009. Nello stesso anno aveva poi ammesso che i prigionieri di Al Qaeda erano stati sottoposti a “torture”.
Annegamento simulato (waterboarding), percosse, umiliazioni, esposizione a basse temperature, privazione del sonno: tutte queste tecniche erano utilizzate dalle “spie” Usa, secondo le indiscrezioni sul rapporto trapelate nel mese di Agosto. Obama contestualmente aveva commentato: “abbiamo assunto dei comportamenti in contrasto con i nostri valori” perché “sotto pressione per gli attacchi dell’11 settembre”.
Il rischio per la sicurezza all’Estero
Il “Senate intelligence panel” aveva votato a favore della pubblicazione già ad Aprile. Il Segretario di Stato John Kerry ha tentato in tutti i modi di ritardare la pubblicazione del rapporto perché metterebbe in pericolo le sedi diplomatiche Usa e i cittadini americani all’estero, ma “non esiste un momento ideale per rendere nota al pubblico questa sintesi” ha commentato Josh Earnest, portavoce della Casa Bianca.
Da Human Rights Watch pensano che “i continui ritardi nella pubblicazione del rapporto sono dettati evidentemente dal loro contenuto orribile”. Nonostante i rischi “è meglio che la verità non venga più seppellita” ha aggiunto però Sarah Margon, presidente dell’osservatorio sui diritti umani.
Nel clima generale di preoccupazione emergono le dichiarazioni dell’ex presidente George W. Bush: “siamo fortunati ad avere degli uomini e delle donne che lavorano così duramente alla CIA, qualunque sia il contenuto del rapporto non diminuisce il loro contributo”. Al momento gli elementi in mano al senato fanno presumere che i funzionari della CIA coinvolti nel programma di reperimento informazioni non avessero informato dettagliatamente la Casa Bianca.