Riforma del Senato, botta e risposta tra Boschi e minoranza Pd. Il M5S: “Sosteniamo ddl Chiti”
Riforma del Senato. Prove d’intesa fra il M5S e la minoranza Pd. Scontro interno, invece, in casa dem fra il Ministro alle Riforme Maria Elena Boschi e il senatore Pd Vannino Chiti. Motivo del contendere il disegno di riforma del senato, alternativo a quello presentato dal governo Renzi, arrivato ieri in Commissione Affari Costituzionali a Palazzo Madama.
Uno scontro, quello interno al Largo del Nazareno, che si sta consumando dentro e fuori gli uffici del Senato. 52 i ddl depositati, 2 a firma del Partito Democratico: uno del governo Renzi, l’altro appunto della fronda guidata da Chiti. Su tutto, l’ombra pericolosa dei cinquestelle, pronti a sostenere la bozza Chiti: “È una buona proposta, con una serie di miglioramenti in tema di democrazia diretta e partecipata siamo pronti a sostenerlo” ha chiarito, in una nota, il capogruppo dei grillini al Senato, Maurizio Buccarella.
I pentastellati spingono per l’inserimento di referendum propositivi senza quorum e per l’istituto del “recall“, ovvero “la possibilità da parte di tutti gli elettori di un dato collegio, di sostituire un parlamentare in corso di legislatura come avviene in California e tanti altri Stati Usa” ha spiegato Buccarella. Proposte su cui il M5S si dichiara “pronto a discutere“.
Un tema, quello della riforma del Senato che rischia di acuire la spaccatura interna al Pd e di mettere a rischio l’accordo con Forza Italia. Molti gli azzurri che, in queste ore, hanno messo in discussione la tenuta del patto Renzi-Berlusconi. Il pacchetto, oltre al Senato, comprende legge elettorale e riforma del titolo V.
Convergenza quella fra il M5S e la minoranza Pd che preoccupa non poco il premier. Ieri, in un’intervista a Repubblica il ministro Boschi, parlando a nome dell’esecutivo, aveva dichiarato che “il governo propone e non pretende il ritiro del disegno di legge firmato da Chiti e altri del Pd”. Nessuna prova di forza, dunque, ma solo un caloroso e poco velato invito a ricompattare il fronte interno al partito di maggioranza in vista dell’approdo del testo in aula, al Senato. Tempi stetti, soprattutto considerando i desiderata del governo: approvazione del testo in prima lettura al Senato entro il 25 Maggio. Giusto in tempo per gli impegni internazionali del Primo Ministro, alla cui azione di governo l’approvazione della riforma darebbe maggiore credibilità
Dal fronte della minoranza non si è fatta attendere la replica del senatore Chiti. Il disegno di legge che porta il suo nome prevede una riforma di Palazzo Madama con l’elezione diretta dei membri da parte dei cittadini. Oltre, dunque, al superamento del bicameralismo paritario, alla riduzione del numero dei parlamentari previsti nella bozza Boschi (con un Senato non elettivo, che non vota la fiducia né il bilancio e i cui membri non percepiscono alcuna indennità) una chiara apertura alla consultazione diretta degli elettori, in pieno contrasto con il ddl Boschi. Un riforma sul modello del Bundesrat tedesco, da importare anche alla Camera. “E’ evidente a tutti che la riforma del Senato proposta dal governo non ha niente a che vedere con il Bundesrat” ha detto Chiti. “Se in Italia, come in Germania, si andasse verso un federalismo solidale, la soluzione rigorosa del Bundesrat, e cioè la presenza dei soli governi regionali con voto unitario, sarebbe per me assolutamente accettabile“, spiega il senatore Pd aggiungendo anche che anche la legge elettorale della Camera dovrebbe essere sul modello tedesco”. “La Costituzione va vista nel suo insieme: esige equilibri tra le istituzioni e tra i poteri” ha aggiunto Chiti. In conclusione, un monito: “Se le modifiche della Costituzione non hanno un raccordo unitario – avverte Chiti – non si realizza un aggiornamento coerente ma si rischia di impoverire la nostra democrazia”.
Carmela Adinolfi