Quirinale, riparte il toto-nomi. Per i bookmakers è Prodi il favorito
Nonostante il prudente attendismo di Napolitano e della maggioranza parlamentare, è certo che il secondo mandato presidenziale dell’attuale Capo dello Stato – caso unico nella storia repubblicana – sia ormai giunto al capolinea. E se tra le fonti più vicine al Quirinale continua a prevalere il disaccordo in merito alla data ufficiale dell’annuncio (non prima di gennaio, ha fatto sapere una nota del Colle), appare scontato che il ritiro dalle scene sia imminente per il presidente Napolitano, il quale ha sempre considerato l’inattesa rielezione come un sacrificio temporaneo per favorire la stabilità governativa, dunque un “mandato a scadenza”.
Negli ultimi giorni, i recenti casi di cronaca giudiziaria legati allo scandalo romano hanno oscurato le altre questioni in primo piano nel dibattito politico. Tuttavia, nei palazzi che contano, i pontieri delle diverse forze politiche sono impegnati da settimane a tessere delicate relazioni trasversali miranti a raggiungere intese comuni in particolare sulla legge elettorale, sulle riforme costituzionali e sul nome del nuovo presidente della Repubblica.
E come di consueto, proprio sul nome del successore di Giorgio Napolitano sono state formulate negli ultimi mesi centinaia di ipotesi (alcune delle quali prive di alcun fondamento, talvolta ai limiti del ridicolo). Dopo una fase di distensione, il toto nomi per il futuro inquilino del Quirinale impazza nuovamente, per la gioia di giornalisti e appassionati dei retroscena di palazzo.
Desta sorpresa il fatto che, secondo Paddy Power, il più accreditato – al momento – per ricoprire la prima carica dello Stato sarebbe Romano Prodi (dato a 8,00), il grande sconfitto nelle ultime analoghe elezioni, quando fu affossato dai famosi 101 franchi tiratori (in realtà, anche qualcuno in più) del Pd, che posero così fine a qualsiasi ipotesi di governo diversa dalle larghe intese con il centrodestra. Prodi sembrerebbe indisponibile ad accettare una candidatura per il Colle, in quanto ancora amareggiato per un tradimento che – se è vero che chi entra papa in conclave ne esce cardinale – potrebbe ripetersi con lo stesso identico copione. Uno smacco troppo pesante per il Professore, che negli anni ha dato al centrosinistra molto più di quanto abbia ricevuto.
Non distante, segue Stefano Rodotà che con 9,00 si piazza al secondo posto. Rodotà fu il candidato ufficiale del Movimento Cinque Stelle, sul cui nome tuttavia non confluì il consenso dei democratici (nonostante la storica appartenenza a sinistra del giurista calabrese, già primo presidente del Pds) che preferirono puntare su una riconferma di Napolitano, prediligendo la strada delle larghe intese. Appare tuttavia improbabile che il nome di Rodotà venga riproposto (e tantomeno che esso riscuota una convergenza Pd-Sel-M5S) sia perché l’interessato non appare intenzionato a garantire il proprio impegno in tal senso, sia perché non sembra essere più nome gradito ai grillini.
Senza contare poi che entrambi i nomi già menzionati difficilmente sarebbero accolti con favore dal centrodestra, che continua a rimanere l’interlocutore privilegiato di Renzi e dei suoi, al punto che molti fra i ben informati affermano con certezza che un punto imprescindibile del patto del Nazareno si fonda proprio sulla garanzia di un nome gradito a Berlusconi (al quale Prodi – per usare un eufemismo – non è mai stato particolarmente simpatico) per la presidenza della Repubblica. Qualche giorno fa, il leader di Forza Italia ha dichiarato apertamente che il suo nome ideale sarebbe Giuliano Amato, che nella classifica di Paddy Power è al quarto posto, quotato a 17,00, a pari merito con Massimo D’Alema, Roberta Pinotti, Mario Draghi, Piercarlo Padoan e Laura Boldrini. Se si eccettua la presidente della Camera, si tratta di tutti nomi piuttosto trasversali, potenzialmente in grado di mettere d’accordo destra e sinistra. Risalendo la classifica, al terzo posto – quotati a 11,00 – troviamo un ex aequo tra Emma Bonino (uno dei nomi più ricorrenti da almeno quindici anni, ogniqualvolta si parla di elezioni per il Colle) e Walter Veltroni, indebolito però dall’inchiesta “Terra di Mezzo”, che ha visto coinvolti anche alcuni suoi ex collaboratori.
Sorprende anche le scarse possibilità che il sito Paddy Power concede ad Anna Finocchiaro, che molti invece considerano la più accreditata per la successione di Napolitano. La presidente della delicata Commissione per le Riforme Istituzionali a Palazzo Madama è infatti quotata soltanto a 26,00. A farle compagnia, con la stessa quota, troviamo lo stesso Berlusconi, oltre a Piero Fassino, Dario Franceschini e Pierferdinando Casini, sempre meno coinvolto nel dibattito politico proprio perché impegnato – secondo alcuni osservatori – a sondare gli umori altrui con il massimo riserbo. Che l’ex presidente della Camera sogni da tempo di diventare Capo dello Stato è noto a molti.
Chiudono la graduatoria l’ex ministro della Giustizia Paola Severino (data a 34,00), seguita da altri due superfavoriti secondo le rilevazioni delle precedenti settimane: il presidente del Senato Piero Grasso, personalità di alto profilo ma non “macchiato” da precedenti responsabilità politiche, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Graziano Delrio, uno degli uomini più ascoltati da Matteo Renzi, nonostante alcune voci parlino di rapporti non più idilliaci tra i due. Non pervenuti Gianni Letta (per quanto autorevole, troppo di parte – inoltre non ha i numeri) e Mario Monti, che – come afferma Bruno Vespa nel suo ultimo libro (ma non è il solo a dirlo) – sarebbe già Presidente della Repubblica da un anno e mezzo se non avesse deciso di autoescludersi candidandosi alle politiche del 2013.