Mafia capitale, parla Pignatone: “Metodo mafioso è elemento decisivo”
Mafia capitale continua a scuotere le cronache nazionali, e non si esclude che l’inchiesta non possa riservare nuovi colpi di scena anche nel 2015. Ad aggiungere nuovi elementi all’ampio dibattito pubblico che si è creato intorno al caso romano, è l’uomo-simbolo dell’inchiesta che ha portato a 37 arresti e a centinaia di indagati, il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone.
In un’intervista rilasciata al Sole24Ore, Pignatone ha afferma che “Mafia Capitale non sembra aver incontrato particolari barriere allo scambio con il ‘mondo di sopra’, ben dotato di denaro (non suo, peraltro, ma pubblico, cioè nostro) e, in alcuni suoi esponenti, disponibile a spalancare le porte al ‘mondo di sotto’ per moltiplicare i profitti”. Una dichiarazione, questa, che sancisce un’autorevole conferma all’evidente presenza di una rete di intrecci tra la criminalità e la politica che conta.
Procuratore Pignatone incoraggia la società civile
Nell’intervista – pubblicata sul numero odierno del quotidiano economico-finanziario – il giudice propone anche delle possibilità di soluzione. “Un effetto indotto dall’azione repressiva – prosegue Pignatone – dovrebbe essere quello di creare spazi di libertà (politica, economica, imprenditoriale) e nuove opportunità di iniziativa per le forze della società civile che vogliano impegnarsi. Fenomeni di questo tipo non possono essere debellati solo con gli strumenti del processo penale”.
Mafia Capitale a Roma, Expo a Milano e Mose a Venezia
Com’è noto, Roma non rappresenta l’unica realtà dove le istituzioni hanno concesso alla malavita organizzata di gestire quantità spropositate di denaro pubblico. Basti pensare allo scandalo Expo di Milano o al caso-Mose di Venezia. E a tal proposito, Pignatone non nasconde tutta la sua amarezza. “Cadono le braccia a terra pensando alle vicende milanesi e veneziane con il ritorno sulla scena, dopo vent’anni, di uomini e imprese già condannati durante la stagione di Tangentopoli. In altri termini: le buone regole sono importanti, ma in ultima analisi sono sempre le persone, non soltanto le regole, a fare la differenza”.
Focalizzando infine l’attenzione sulla città di sua competenza, il procuratore di Roma, pur mantenendo i piedi per terra, mette in guardia da possibili rischi di ulteriori degenerazioni: “L’elemento decisivo è il metodo mafioso, il sapere che il soggetto è pronto a usare la violenza. È quanto stava avvenendo a Roma. Sotto il profilo criminale, non è la mafia la prima emergenza della città. Ma da cittadino, sarei altrettanto allarmato dal fatto che corruzione, criminalità economica ed evasione fiscale sono a livelli di guardia“. In attesa di ulteriori sviluppi, Pignatone fa sapere comunque che l’attività di contrasto all’illegalità non si ferma, grazie anche al supporto dell’Autorità Anticorruzione guidata dal magistrato Raffaele Cantone, con il quale “è già iniziata una proficua collaborazione”.