Ucraina: Putin mette gli occhi sulla Bessarabia
La Bessarabia meridionale, o meglio la regione del Budjak, è un territorio piccolo e sconosciuto ma presto potrebbe conquistare la prima pagina delle cronache internazionali. Almeno così dice il The Economist che rileva la sua importanza strategica per la Russia.
Corridoio
Se i russi volessero crearsi un corridoio che, dalla Crimea, passando per Odessa, arrivasse fino al confine con la Romania, alla Transnistria (sotto il controllo di alcune migliaia di soldati di Mosca ma ufficialmente territorio moldavo) la Bessarabia diventerebbe fondamentale. A quel punto l’Ucraina, oltre a vedere inficiata ancora una volta la propria integrità territoriale, non avrebbe più alcuno sbocco sul Mar Nero e quindi, in chiave collaborazione di Kiev con la Nato, esso diventerebbe un “lago russo”.
In più secondo il The Economist la regione è particolarmente vulnerabile dal punto di vista militare. Ad occidente non esistono ponti sul Danubio che la colleghino con la Romania, sul versante opposto ci sono solo due strade che la collegano al resto dell’Ucraina. Basterebbe far saltare in aria i due ponti sul Dnestr, l’altro fiume che delimita i confini regionali – notano dal The Economist – per isolare completamente la regione dal resto del paese.
Dombas-bis
La metà dei suoi 570mila abitanti sono ucraini, il resto è formato da russi, moldavi, rumeni, bulgari, albanesi e gaugasi, un popolo di lingua turca e religione musulmana. Quasi tutti gli abitanti della Bessarabia parlano anche il russo. L’identità filo-russa della regione è talmente forte da essere stata più volte il cavallo di battaglia delle forze politiche ucraine favorevoli a Mosca, in particolare del Partito delle Regioni dell’ex Presidente Viktor Yanukovich. L’attenzione per le istanze autonomistiche della regione dimostrata dal suo partito è stata sempre contraccambiata alle urne.
Quindi, la rivoluzione di Piazza Maidan non è stata ben accolta in una parte del paese che si informa soprattutto sui media russi e che guarda a Putin come “la soluzione a tutti i propri problemi”, per usare le parole dello studioso di ecologia Ivan Rusev, intervistato dal The Economist. Lo scorso autunno pareva imminente un colpo di mano atto a proclamare una Repubblica popolare della Bessarabia sul modello di quelle di Donetsk e Luhansk nel Dombas.
Un’altra Crimea?
Tuttavia sia questo progetto, sia quello di un’annessione sul modello della Crimea hanno perso mordente dopo la “strage di Odessa”, il rogo di un edificio in cui persero la vita decine di persone dopo la caduta di Yanukovich, e la guerra nell’Est. Viktor Drodzov, professore all’Università di Odessa, a questo proposito rileva che “quasi tutte le forze politiche durante le ultime elezioni hanno puntato sul mantenimento della pace” un segnale che indica come “il separatismo abbia perso il treno in Ucraina meridionale”.
Restano le testimonianze degli abitanti che vedono passare dei droni di pattuglia sopra le proprie teste. Apparecchi che potrebbero partire dalla base russa in Transnistria o dalla flotta di stanza sul Mar Nero.