Charlie Hebdo, Giannuli rilancia il complotto: potrebbero esserci altre ‘manine’
“La vendita dei complotti piace molto al pubblico perché lava i peccati del mondo” scriveva qualche anno fa Curzio Maltese su Repubblica. L’attacco era rivolto, ça va sans dire, a Beppe Grillo e ai suoi “vaffa day” intrisi di “motori ad idrogeno” e “certificati di trasparenza”. Poi, nel 2013, i grillini sono entrati in Parlamento. Volevano aprire le camere come una “scatoletta di tonno” e invece le hanno dipinte come il simulacro del complottismo maccheronico, spesso con spruzzatine international.
L’ultimo di una lunga serie è Aldo Giannuli, storico e ricercatore alle Università di Bari e Milano. Nella produzione saggistica del Nostro si rinvengono parecchi scritti sul tema servizi segreti-trame oscure: Come funzionano i servizi segreti. Dalla tradizione dello spionaggio alle guerre non convenzionali del prossimo futuro (Ponte alle Grazie,2009) o l Noto servizio, Giulio Andreotti e il caso Moro (Tropea, 2011). Insomma Giannuli ormai è pratico del mestiere tanto che ha pure deciso di prendere la parola sul blog di Grillo riguardo alla strage terroristica contro il giornale parigino Charlie Hebdo in cui hanno perso la vita 12 persone.
La tesi complottistica dello storico si concentra tutta in 8 domande. Con relative risposte, obviously. Intanto “la vignetta che presagiva l’attentato appare come una cosa più sinistra di un semplice presentimento”, poi i servizi segreti francesi non hanno avuto “alcun controllo dell’ambiente jihadista presente sul proprio territorio” perché “i diversi errori” dei criminali “fanno pensare a persone di recente addestramento”. Ergo: perché i servizi segreti francesi “fra i migliori del mondo” e con “una scuola di pensiero molto avanzata” non sono riusciti a fermare tre manigoldi che fino all’altro ieri giocavano a soldatini?
Dopo questo tranquillizzante disegno, Giannuli non si contiene e aggiunge sulla fuga: “Non è che, per caso, qualcuno ha volontariamente lasciato la carta di identità di un altro per depistare le indagini?” oppure “perché non è scattato alcun blocco della zona? Nel pieno centro di Parigi, non devono essere state poche le auto della polizia in zona. E Parigi non ha un traffico scorrevolissimo”. Infine il lettore preso da un attacco di panico, intento a tenersi a debita distanza da qualunque poliziotto in divisa che incontri per strada, legge: “resto dell’idea che la pista della strage jihadista sia quella nettamente più probabile” (e menomale, sic!) ma “non vuol dire che nella questione non possano esserci altre ‘manine’ di ben altra qualità”. ‘Mo me lo segno, avrebbe detto Troisi. Insomma “molto probabilmente la strage è islamica, però… che gran puzza di bruciato!” conclude Giannuli.
Come dicevamo, il Movimento 5 Stelle non è certo nuovo alla “teoria del complotto”. Le macchinazioni contro i grillini sono all’ordine del giorno (a volte pur veritiere) ma soprattutto il bersaglio principale della invisible hand, che non ha nulla che vedere con quella di Adam Smith, è il pensiero comune, le notizie ormai appurate, i fatti inconfutabili. In primis i brogli: “Non credo nei brogli, ma sicuramente ci sono stati errori ai seggi” (Di Maio, 28-05), “L’ordine impartito ai presidenti di seggio è quello di ANNULLARE più schede possibile” (Vega Colonnese, 25-05).
Non si contano i colpi di Stato: “Qui al Bilderberg vengono pianificati i colpi di stato, è dimostrato” (Salvo Mandarà, 01-06), “In Italia è in corso, ora, mentre tu leggi questo articolo, un colpo di Stato” (Beppe Grillo, 04-02). E infine scoperte da buttarsi in terra dal ridere: “Prove schiacchianti! Le sirene esistono”, “la versione ufficiale dell’11 settembre è stata smentita da tutti i punti di vista, è palesemente falsa e ormai il mondo se n’è accorto”, “Bin Laden… beh… dovrebbe… essere morto due anni fa”. E invece…