Nigeria: le elezioni di Boko Haram
Il 14 Febbraio la Nigeria si recherà alle urne per eleggere il proprio presidente. Tema caldo della tornata è la sicurezza: quotidianamente i miliziani di Boko Haram sconvolgono il nord est del paese.
Duello
Nuovo anno, nuovo presidente; oppure no? A metà Febbraio, il paese più popoloso del continente, diventato prima economia africana nel 2014, sceglierà se consegnare un secondo mandato all’attuale presidente Goodluck Johnatan, ijaw del sud e cristiano, del People’s democratic party (Pdp) o eleggere Muhammadu Buhari, 72enne musulmano e fulani del nord, che aveva già guidato il paese tra il 1983 e il 1985 durante la dittatura militare, candidato delle opposizioni confluite l’anno scorso nell’All Progressives Party.
La Nigeria è alla quinta tornata elettorale consecutiva dal 1999, quando il paese tornò a eleggere un governo civile dopo aver passato tre quarti della sua storia di stato indipendente sotto il dominio delle forze armate. Tuttavia, da 15 anni a questa parte, ogni elezione, sia legislativa sia presidenziale è stata vinta dal Pdp.
Boom economico
La Nigeria giunge al voto in pieno boom economico: tra il 2000 e il 2013 il paese ha registrato un crescita annuale in media dell’8,2%. Inoltre, il Pil del 2014 è stato rivisto al rialzo sulla base alle stime aggiornate: quella nigeriana è diventata la prima economia del continente, superando di gran lunga il Sud Africa, e ad oggi rappresenta un terzo di tutta l’economia subsahariana.
Da notare che il petrolio rappresenta solo una quota limitata delle attività economiche: un economia ben diversificata e vivace, insieme a una crescita demografica che in una trentina di anni potrebbe portare la popolazione dagli attuali 180 fino ai 400 milioni di abitanti collocano il mercato nigeriano in cima a quelli più attrattivi per le multinazionali occidentali secondo il Wall Street Journal.
Il malessere al Nord
Quelle di Febbraio in ogni caso saranno elezioni dominate dal tema della sicurezza: la setta islamica di Boko Haram, militarizzatasi a partire dal 2009, sfruttando l’inconsistenza dell’esercito, sta cominciando a controllare parti sempre maggiori del nord est nigeriano, quando prima si limitava essenzialmente ad azioni terroristiche.
L’escalation di violenza viene collegata da molti analisti nel quadro di un diffuso malessere nelle zone settentrionali del paese, tradizionalmente più povere, che si sentono escluse dai progressi fatti dal paese ed emarginate dall’establishment in prevalenza di origine meridionale.