La Grecia sceglie Tsipras: “La troika è il passato”
Vittoria di Tsipras alle elezioni greche (qui la nostra diretta elettorale). Sono appena le diciannove, quando piazza Klafthmonos esplode in un boato. Il maxischermo del tendone adattato a comitato elettorale mostra i primi exit poll. Syriza è tra il 35,5 e il 39,5, distanzia il principale avversario – i conservatori di Nea Democratia guidati dal premier uscente Antonis Samaras – di oltre 12 punti.
Dopo il convincente 27% delle ultime europee, che la vittoria fosse ormai vicina era noto a tutti, ma un’affermazione così imponente va al di là delle più rosee previsioni. Syriza, la sinistra radicale che fino a qualche anno fa oscillava su percentuali inferiori alla doppia cifra, è a oggi il primo partito del paese. E Alexis Tsipras, il nuovo punto di riferimento per i neomarxisti di tutta Europa (ma che in realtà è tutt’altro che un estremista), è ad un passo dall’incarico di governo. Mentre si festeggiano i primi risultati, si attendono con trepidazione altri dati numerici. Il tendone è gremito, c’è l’assalto mediatico: decine di telecamere e microfoni assaltano la piazza. Mai come stavolta, infatti, l’esito delle elezioni greche assume una così ampia rilevanza al di fuori dei confini ellenici.
Il fallimento delle larghe intese tra Samaras e i socialisti del Pasok, la mancata elezione del nuovo Presidente della Repubblica poiché mancavano i numeri in Parlamento, l’inefficacia delle aspre misure di politica economica del governo uscente, l’ingerenza continua delle istituzioni sovranazionali: questi i principali motivi che hanno portato all’affermazione della coalizione guidata da Tsipras, il quale ha saputo, da una parte, catalizzare tutto il consenso perduto dal Pasok (un tempo primo partito del paese, ormai ridotto a meno del 5%, con il comitato elettorale già chiuso alle 21.30) e, dall’altra, intercettare gran parte del voto di protesta anti-troika, sottraendolo ad Alba Dorata, la formazione di ispirazione nazifascista che qualche tempo fa destava timori e preoccupazioni anche oltre confine ma che oggi appare nettamente ridimensionata sul piano elettorale, tanto da piazzarsi intorno al 6,5%, tre punti sotto rispetto alle europee. Subito dopo, al quarto posto, si piazza To Potami, il nuovo partito centrista e liberale che fino a ieri poteva rappresentare un ipotetico ma improbabile alleato di governo nel caso Syriza non fosse riuscita a conquistare la maggioranza assoluta. Una maggioranza che sarebbe difficile raggiungere con l’aiuto dei comunisti del KKE (che si attestano intorno al 5,4%), i duri e puri che il confronto Tsipras è quasi un democristiano, per i quali la soluzione è l’immediata uscita dall’euro.
Syriza invece non ha mai pensato al ritiro dall’UE, esigendo invece una rinegoziazione degli accordi tra Atene e Bruxelles sul debito greco, accordi ai quali il paese non è in grado di far fronte. Per Tsipras, la strada per sconfiggere la crisi dovrà essere diametralmente opposta a quella percorsa dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni: fermare il “massacro sociale”, abbassare le tasse, estendere le politiche di welfare (in particolar modo l’assistenza sanitaria, al momento non garantita alle fasce sociali più deboli), alzare le pensioni – non solo quelle minime. L’Europa dei temuti burocrati e banchieri è seriamente preoccupata per ciò che potrebbe accadere, tanto da aver lavorato alacremente al fine di fermare l’avanzata tsiprasiana. Ma stavolta l’effetto-paura non c’è stato.
Dal tendone le note di canzoni popolari della tradizione greca si intrecciano con canti partigiani sudamericani e italiani (più volte riproposta Bella Ciao, anche al comizio di chiusura, ma si canta perfino Bandiera rossa), fino alla sempiterna People have the power di Patti Smith, perfetta metafora per comprendere un popolo che con umiltà non china il capo e pretende di riprendersi ciò che gli spetta, possibilmente senza ricorrere a mediatori. Intanto, un fiume di gente comincia a riversarsi sul grande viale che conduce a piazza Panepistimio, dove è tutto pronto per l’intervento di Alexis Tsipras, che fa il suo ingresso con l’accoglienza degna di una rockstar. Parla di “un popolo che sconfigge l’austerità”, che ha voluto “cambiare pagina rispetto al passato, e questo passato è la Trojka”.
C’è una notte intera per festeggiare, e il popolo della sinistra non se la lascia certo sfuggire, al di là del fatto che si riescano o meno a prendere i fatidici 151 seggi per garantire la maggioranza assoluta senza accordi di coalizione. In tutti i casi, per la prima volta nella sua storia, la culla della civiltà europea ha scelto di affidare le sue ultime speranze ad una lista di sinistra radicale, intenzionata a fare sul serio. Adesso il pesante testimone passa nelle mani di Tsipras. In pochi vorrebbero essere al suo posto.