Italicum, Senato approva sbarramento e premio di maggioranza
L’Italicum e la riforma costituzionale sempre più in dirittura d’arrivo. Se il Senato recepisce gli accordi di maggioranza sulla legge elettorale , con le votazioni finali domani alle 17, alla Camera si continua l’esame del ddl Boschi.
Italicum: Sì agli “emendamenti Finocchiaro”
Palazzo Madama ha approvato i due emendamenti presentati dalla senatrice Pd Anna Finocchiaro e dai capigruppo di maggioranza, che recepiscono le modifiche alla legge elettorale. Il primo, passato con 177 sì, 64 no e 2 astenuti, riguarda il premio di maggioranza alla Camera dei Deputati, che è stato riportato dal 53% al 55%, per un totale di 340 seggi e che verrà assegnato alla lista vincente e non più alla coalizione, come già accadeva per il Porcellum.
Anche le soglie di sbarramento sono state riviste e semplificate: ora a tutte le formazioni politiche basterà superare il 3% per andare a Montecitorio, andando oltre il vecchio impianto, che stabiliva una soglia del 4,5% per le formazioni coalizzate, l’8% per le non coalizzate e il 12% per le coalizioni.
Disco verde, poi, anche per il secondo dei due emendamenti, che alza la soglia del premio di maggioranza dal 37% al 40%. In 166 i favorevoli, 62 i contrari e un astenuto. Anche gli studenti che, al momento del voto, saranno in Erasmus, potranno votare per corrispondenza: è quanto è contenuto nell’emendamento del senatore Pd Roberto Cociancich, licenziato da Palazzo Madama con 235 voti favorevoli, 16 contrari e 5 astenuti.
Alla Camera il Ddl Boschi: niente presidenzialismo
Nel frattempo, l’altro ramo del Parlamento sta lavorando per superare il bicameralismo perfetto, esaminando il Ddl Boschi. Per il momento, Montecitorio ha dato il via libera a quegli articoli che vanno da 21 a 28 e che mirano a correggere le funzioni della Camera e del Senato. Così, il ruolo di presidente supplente della Repubblica passa all’inquilino di Montecitorio (art. 22) e a fine legislatura ci sarà una sola Camera da sciogliere (art. 23). In più la sola Montecitorio dovrà dare la fiducia al governo (art. 24) e potrà autorizzare a procedere contro i ministri (art. 25). Approvati, poi, l’articolo 26, che introduce l’imparzialità e la trasparenza della Pubblica Amministrazione quali principi costituzionali e l’articolo 27, che sopprime il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel).
Bocciato il presidenzialismo
Maggiori polemiche e problematiche hanno riguardato l’articolo 21, che disciplina l’elezione del presidente della Repubblica. La Camera ha, infatti, licenziato l’emendamento dell’onorevole Rosato (Pd), che fissa l’introduzione della maggioranza dei 3/5 dell’assemblea a partire dal quinto scrutinio e quella dei 3/5 dei votanti a partire dal nono.
Bocciati, invece, gli emendamenti del deputato forzista Daniele Capezzone e del gruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale, sull’elezione diretta del presidente della Repubblica, a cui ha dato il proprio sì la corrente frondista di Forza Italia, vicina a Raffaele Fitto. “La maggioranza, respingendo la nostra proposta, e le altre analoghe, mostra di accontentarsi di un pasticcetto confuso” ha commentato l’ex ministro, a cui ha fatto eco ancheGiorgia Meloni, che ha attaccato: “vogliono continuare ad eleggerlo con gli inciuci di palazzo. Lo vuole la sinistra e Ncd. Forza Italia vota sì ma ha escluso il presidenzialismo dal patto del Nazareno”. Dal partito di Alfano, invece, Dorina Bianchi replica, sottolineando che la “modifica della forma di governo” richiede una “riforma organica” e non può “essere introdotta con un emendamento”.