Ripresa economica: Confindustria molto ottimista per il 2015
Note di ottimismo per una volta per l’economia italiana. Giungono da una fonte molto spesso molto scettica, e che non ha risparmiato critiche alla conduzione della politica economica da parte dei governi.
In realtà le novità positive appaiono generate più da alcune condizioni esterne, come vedremo, piuttosto che interne. Si tratta di una serie di fattori raramente così concomitanti, e sarà veramente grave se la nostra economia non saprà approfittarne:
– Diminuzione del prezzo del petrolio
E’ una delle più grandi novità del momento, il prezzo del Brent è sceso a 49,1 dollari a gennaio da 112,2 nel giugno 2014, In Italia il prezzo dei carburanti è già calato dell’8,6% a dicembre da luglio, e quelli per gas ed elettricità stanno per calare.
Viene previsto che vi sarà uno spostamento di circa 2 mila miliardi di $ dai paesi esportatori agli importatori, L’FMI stima che un calo del 10% del suo prezzo aumenta dello 0,2% il PIL globale, quindi il -55% vale un +1,1% di PIL. In particolare per l’Italia risparmierebbe 24 miliardi, ovvero l’1,5% del PIL, in import di carburanti.
– Svalutazione dell’euro
Era largamente attesa, anche invocata, e le misure espansive della BCE e la continuazione della stagnazione nell’eurozona l’hanno resa finalmente reale. E’ dell’8,3% la svalutazione verso il dollaro da maggio 2014 a gennaio 2015. Qui di seguito vediamo un grafico che segnala come sia la svalutazione maggiore da diverso tempo, mentre rispetto allo yen ancora vi è un rafforzamento
– Il calo dei tassi d’interesse
Le stesse misure di stimolo della BCE, come il Quantitative Easing da 1140 miliardi che pure ingenera tanti dubbi, quelle precedenti, la fine dei timori (forse) sulla fine dell’euro, hanno provocato un sostanziale calo dei tassi, soprattutto nominali, il BTP decennale è arrivato al 1,56% dal 3,9%di un anno fa. Essendo però calata anche l’inflazione i tassi reali sono scesi in misura minore, e per esempio sono più alti in Italia che in Germania (1,2% contro -0,6%).
Tuttavia il CSC (Centro Studi Confindustria) prevede un effetto positivo sulla ripresa italiana da una riduzione del costo del denaro, il credito alle aziende può giovarsi di una clo che può essere ancora di altri 0,4 punti, con benefici per 3,2 miliardi
Aumento della fiducia degli imprenditori
Dopo anni di gelo, c’è voglia di ripresa tra gli operatori economici, e il Centro Studi di Confindustria sottolinea l’aumento della fiducia delle imprese, a gennaio l’indice complessivo di fiducia è salito di 4 punti, in particolare nel settore delle costruzioni, quello che rimane più depresso dopo la recessione, e quello dei sevizi. Stabile il settore manifatturiero
Nel complesso Confindustria si distacca in modo piuttosto sorprendente dalle previsioni di altri organismi stimando un effetto positivo del 2,1% sul PIL rispetto al 2014, e considerando il calo dello 0,5% circa dell’anno scorso, la crescita PIL prevista per l’Italia è quindi del 1,6%.
Il 2,1% proviene da:
– un 0,6% per il calo del prezzo del petrolio
– un 0,5% per le stime della crescita del commercio mondiale e quindi dell’export
– un 0,8% dal deprezzamento dell’euro
– un 0,2% dall’ulteriore calo dei tassi di interesse
Chi contesta tali stime molto ottimiste è il Centro Studi liberale Leoni, per bocca di Oscar Giannino, il quale sottolinea che non si può affatto dare per scontata la permanenza di un prezzo del petrolio così basso, vista l’alta volatilità. Inoltre il commercio mondiale difficilmente per lui potrà salire più del 3% di progresso del 2014, contando la crisi dei BRICS, con il Brasile con un deficit in crescita, la Cina in rallentamento e la Russia colpita dalle sanzioni economiche.
La strategia del “beg my neigbour” delle banche centrali, infine, non garantiscono certo che solo l’euro sarà l’unica moneta a rimanere svalutata, e l’instabilità finanziaria rimane elevata,
C’è anche chi accusa la Confindustria di una sorta di piaggeria verso Renzi e il suo governo, da cui cerca di ottenere tutto il possibile dandogli un appoggio quasi incondizionato e sfornando report compiacenti come questo.
Tra un anno potremo trarre le conclusioni, osservando se siamo di fronte all’ennesima previsione non realizzatasi sulle ripresa economica.