Scelta Civica, Zanetti minaccia Renzi “Pronti a votare contro il governo”
L’approdo di otto parlamentari di Scelta Civica ai lidi democrat rischia di lasciare strascichi pesanti nelle relazioni tra il premier Matteo Renzi e quello che resta della creatura montiana. In un’intervista a Repubblica, il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti, esponente di punta di Sc, arriva addirittura a minacciare la rottura con il governo. “Ovvio che, visto come si è comportato il segretario democratico, sarà d’obbligo un chiarimento. Sia ben chiaro. Poichè siamo noi vittime, il pallino ce l’hanno loro. Mi aspetto che siano i democratici a venirci a spiegare qual è la loro idea. Certo è che se continueranno in futuro a telefonare ai nostri deputatati a uno a uno per traslocarli al Partito democratico, sarà difficile la collaborazione con noi. In base a ciò che ci diranno, vedremo. Ma se manco si faranno sentire, rimarremo sulle cose da fare al governo, ma con un grado di collaborazione inevitabilmente mutato. Ci riserveremo di non votare ciò che non ci piacerà” avvisa Zanetti che critica anche il Pd. “un’Opa del Partito democratico lanciata nei confronti dei nostri senatori, un atto politicamente sgradevole. Ma ad eccezione di Susta, gli altri non hanno peso politico al di fuori del governo, li do già per desaparecidos“.
Il ministro delle Riforme, Elena Maria Boschi, non vuole sentire parlare di campagna acquisti. “Non c’è una campagna acquisti – ha detto parlando con i giornalisti – nel senso che comunque già i componenti di Scelta Civica erano in maggioranza e sostenevano il governo e molti di loro sono membri importanti del governo. Sicuramente non c’è una scelta di opportunità da parte loro ma una scelta politica forte: quella di partecipare in modo ancora più importante al percorso di riforme che il Pd sta guidando in questo paese, con un governo che sta affrontando le riforme che da tanti anni si aspettavano. Io – ha concluso – credo che sia un valore aggiunto avere un partito aperto a nuovi contribuiti e non perdiamo la nostra identità perché sappiamo che la nostra identità e gli obiettivi sono quelli di cambiare il nostro paese, di migliorarlo e se non lo fa il Pd non lo fa nessuno”.
Pietro Ichino, uno dei desaparecidos, concorda con il ministro Boschi. “Oggi, nel nuovo contesto che noi stessi abbiamo contribuito in modo decisivo a determinare, non c’è posto per un partito liberal-democratico terzo, perchè entrambi i poli maggiori – anche per effetto della riforma elettorale che stiamo varando – ora sono costretti a confrontarsi proprio sul terreno della politica liberal-democratica. Dobbiamo chiederci laicamente: qual è lo strumento migliore oggi per dare gambe solide e forti a quegli ideali? Abbiamo maggiori chance di realizzarli costituendo un partit(in)o che coltivi la nostra identità politico-culturale, o accogliendo l’invito che il Pd ci rivolge a metterli in comune?”.
Zanetti eletto segretario
Al termine di una giornata intensa per i montiani, Enrico Zanetti è stato eletto segretario di Scelta Civica con il 93% dei consensi (384 voti). Schiacciante vittoria contro gli altri due candidati, Benedetto Della Vedova e Luciana Cazzaniga. Il neo segretario ha le idee chiare: “L’idea è quella di andare sui territori ed essere un soggetto politico un po’ di governo e un po’ di lotta, un po’ maggioranza ma non tecnici del Pd. Di quel Pd che invece viene accusato di aver lanciato una opa su un partito alleato”. Dunque “Sc ricomincerà a far politica fuori dal Palazzo”, promette Zanetti, che pensando ai cambi di casacca ricorda il film “L’invasione degli ultra corpi”: i senatori andati via “sembravano come noi, sembravano di Scelta Civica, invece erano del Pd. Forse un gruppo al Senato non lo abbiamo mai avuto”.
Ncd, non torna la calma
Ma non solo il centro rischia di essere una spina nel fianco per il premier Renzi. In Ncd ad esempio, le acque non si sono calmate nonostante l’incontro avvenuto in settimana tra Alfano e il capo del governo. Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale di Ncd, in un’intervista a QN, torna a chiedere un nuovo patto per governare. “Penso che Renzi abbia i numeri per la maggioranza, anche senza di noi. Ma che non gli convenga affatto, nell’interesse del Paese. Se la maggioranza viene ottenuta da un’accozzaglia di richieste e pretese diverse, si può anche restare in sella, ma poi tutto si riduce a un continuo do ut des. Non si cambia il Paese attraverso una contrattazione continua. Molto meglio provare a dare un assetto stabile al governo”. Richiesta che però non trova d’accordo Alfano. “Io non ho chiesto una verifica di governo – spiega il ministro in un’intervista al Messaggero – Il partito è uscito ricompattato su una linea di sostegno al governo che si qualifichi su obiettivi precisi. A me interessa una cosa: abbiamo degli obiettivi chiari su altre leggi da scrivere con la mano destra. Credo si debba rimettere al centro dell’agenda alcuni temi, innanzitutto le condizioni di chi lavora per lo Stato. Vogliamo portare a casa risultati: sicurezza, Forze dell’Ordine, riduzione delle tasse sulla casa, partite Iva, sostegno alla famiglia, Sud, no profit. Ragioniamo di come cambiare l’Italia e non di come regolare i rapporti di forza”.