Sentenza Escort, “sconcertante quadro della vita di Berlusconi”
Pubblicate le motivazioni del processo “escort” che riguarda Berlusconi in corso a Bari. Nelle motivazioni della sentenza si rilevano particolari ‘osceni’ della vita privata dell’ex premier Silvio Berlusconi.
Secondo il gup del tribunale di Bari, Ambrogio Marrone, quello che si rileva dal “materiale probatorio, nel suo contenuto di oscenità e bassezza, evidenzia la situazione di mercimonio del corpo femminile e la considerazione delle donne come semplici oggetti suscettibili di commercio a scopo sessuale”.
La vicenda giudicata dal tribunale di Bari riguarda in particolare Gianpaolo Tarantini. Tarantini, 39enne imprenditore barese titolare della Technospital, azienda che si occupa di tecnologie ospedaliere, era imputato per aver messo su una vera e propria agenzia di reclutamento di ragazze che offrivano prestazioni sessuali. Queste prestazioni erano concesse per lo più all’allora premier Silvio Berlusconi, il quale era solito retribuire le ragazze “denominato variamente come buste, regalo, cachet o gettone” poco prima che le stesse andassero via da una delle sue dimore.
“Lo sforzo finanziario – scrive ancora il gup – impiegato per il raggiungimento dello scopo comune dimostra che si sia trattato di una vera e propria impresa criminale finalizzata ad ottenere vantaggi economici attraverso l’uso sistematico di numerose ragazze”. Secondo il giudice l’imprenditore barese aveva il ruolo di organizzatore e coordinatore dei lavori di reclutamento, ma era solito farsi aiutare da alcuni fidati collaboratori. Tra gli altri sono stati imputati anche Massimiliano Verdoscia, Pierluigi Faraone per il reato di associazione criminale, mentre sono imputate per favoreggiamento della prostituzione Sabina Beganovic, l’ “Ape Regina” delle feste dell’ex premier, e le attrici Francesca Lana e Letizia Filippi. Nelle motivazioni si parla di “notti boccaccesche”, usando le stesse parole di Tarantini, e di una situazione di sfruttamento totale del corpo femminile, visto solo come un oggetto per lo sfruttamento sessuale. Da questo punto la considerazione sullo “sconcertante quadro della vita privata di vari soggetti coinvolti nella vicenda, dalle ragazze sino all’allora presidente del Consiglio che, al di là di una formale apparenza di cene eleganti, dissimulava una fiorente attività di esercizio della prostituzione”.
Nelle 187 pagine di motivazioni della sentenza emessa lo scorso dicembre con rito abbreviato, il gup condanna ad 1 anno di reclusione l’avvocato Castellaneta per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, mentre è stato assolto per il reato di associazione a delinquere. Il resto degli imputati, invece, sta seguendo l’iter processuale normale, e quindi il processo è ancora in corso.
Francesco Di Matteo