Grecia: l’Europa più vicina a Mosca e Pechino
Mentre i colloqui con l’Eurogruppo lasciano intravedere qualche spiraglio positivo, la Grecia di Alexis Tsipras non rinuncia al dialogo con Russia e Cina.
Passi avanti
Alexis Tsipras, premier greco, e Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, hanno raggiunto un accordo. I tecnici di Atene e quelli di Bce, Fmi e Ue cercheranno di appianare la distanza tra l’attuale accordo e le richieste del nuovo governo greco: un primo esame del loro lavoro avverrà già lunedì, quando si riunirà nuovamente l’Eurogruppo. L’aria dalle parti di Bruxelles sembra notevolmente più distesa rispetto ai giorni scorsi.
A testimonianza di ciò le dichiarazioni incoraggianti al dialogo di Angela Merkel: “l’Ue cerca sempre il compromesso, questo è il suo successo. La Germania è pronta ma va detto che la credibilità dell’Ue dipende dal rispetto delle regole e dall’essere affidabili”. Da parte sua Tsipras ha assicurato: “rispetteremo le regole fiscali e l’equilibrio di bilancio, non torneremo al deficit, ma ho chiesto il supporto dei partner perché così riusciremo a fare della Grecia un paese normale”. Intanto, il premier greco incassa una simbolica vittoria: nel comunicato in cui si dà notizia dell’accordo siglato con Dijsselbloem, non compare mai la parola “troika”.
Piano B
La scorsa settimana è stata particolarmente difficile per la Grecia. Prima è arrivata la decisione della Bce di non accettare più i titoli di stato greci come garanzia per concedere nuovi prestiti agli istituti bancari di Atene, poi il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble ha bocciato il programma di Alexis Tsipras.
A lanciare una ciambella di salvataggio al premier greco in quell’occasione è stato Vladimir Putin. Una lunga telefonata da parte del Presidente russo ha rilanciato le relazioni bilaterali tra Atene e Mosca “che hanno legami storici profondi soprattutto nei settori dell’energia e del turismo, della cultura e dei trasporti” ha prontamente dichiarato Tsipras.
Successivamente il Cremlino si è detto disponibile a sostenere finanziariamente la Grecia nel caso in cui gli venisse richiesto, da parte sua Atene non ha esitato a condannare una nuova tranche di sanzioni contro la Russia riguardanti la crisi ucraina. Il nuovo “asse” Atene-Mosca si è rafforzato in questi termini mercoledì, quando il ministro degli Esteri greco Nikos Kotzias è volato a Mosca per incontrare il suo omologo russo Serghei Lavrov.
BRICSH
Quindi “asse” Atene-Mosca ma è probabile anche un avvicinamento tra la Grecia e Pechino, almeno è questo che fa pensare l’invito ufficiale fatto a Tsipras da Li Keqiang: il premier cinese, oltre a congratularsi con il neo eletto primo ministro, ne ha salutato con soddisfazione l’impegno a “rafforzare e ampliare i legami storici tra i due paesi”.
L’effervescente lavoro diplomatico di Atene lascia intravedere una possibilità che non appare poi così remota di questi tempi: ai BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa) potrebbe aggiungersi anche la Grecia (l’alleanza anti-dollaro, anti-Nato, assumerebbe il nome di BRICSH dove “H” sta per Hellenic Republic). Fantapolitica? Forse, ma il ministro della Difesa greco Panos Kammenos ha comunque da poco dichiarato che “se la Germania rimarrà rigida e vuole fare implodere l’Europa, poi dovremo pensare ad un Piano B”.
Sembra che neanche a Bruxelles possano permettersi di sottovalutare quest’eventualità. Come ha rilevato Andrea Montanino, ex vice di Christine Lagarde, presidente del Fondo Monetario Internazionale, la Grecia fa gola sia alla Russia che alla Cina.
“Interrompere il dialogo non conviene a nessuno” perché, se la Grecia smettesse di pagare i propri debiti, sarebbe destinata al collasso e dunque Putin avrebbe “la possibilità di mettere piede in un Paese impoverito, dove potrebbe acquisire una posizione forte con un impegno economico relativamente limitato” ma “anche i cinesi ne potrebbero approfittare”.