Banche popolari, Padoan: “Nessun favore alle banche estere, giusto che indaghi la magistratura”
“Non credo che la speculazioni sulle banche popolari sia stata un effetto del decreto; ma è giusto che s’indaghi”. Il primo commento governativo sul caso “Banche popolari” arriva da Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia in un’intervista concessa a Giovanni Minoli per Mix24. La risposta è chiara: noi andiamo avanti, ma la magistratura è giusto che faccia il suo corso.
La riforma
Un passo indietro. Il 3 gennaio l’Ansa riporta la notizia di una riforma delle banche popolari allo studio dei tecnici di Palazzo Chigi e via XX Settembre. Indiscrezione confermata tre giorni dopo da Libero e annunciata ufficialmente dal premier Matteo Renzi il 16, previa altra agenzia che– citando fonti governative– anticipa “nuove norme per riformare la governance delle banche popolari”. Tutto confermato. Nessuno però conosce ancora il contenuto del provvedimento fino al giorno della sua approvazione in Consiglio dei Ministri (20 gennaio: in definitiva le 10 principali banche popolari italiane dovranno abbandonare il cosiddetto “voto capitario” (una testa un voto) indipendentemente dal numero di azioni di ogni membro del C.d.A per trasformarsi in Spa, dove il peso di ogni membro è proporzionale al numero di azioni possedute. Intanto dopo la prima fuga di notizie fino al 9 febbraio i titoli delle Popolari salgono vertiginosamente dall’8% di Ubi Banca al 57% di Banca Etruria.
Critiche e conflitti d’interessi
Il provvedimento del governo è criticato da più parti. La maggioranza sul tema si spacca, ma nei giorni già frenetici dell’elezione del Presidente della Repubblica la tendenza è quella di glissare. Si vedrà. Da Ncd comunque lanciano bordate. “Così si consegna il risparmio degli italiani ai lupi della finanzia mondiale” accusa Alessandro Pagano (Ncd). Il governo ha contro anche la solita minoranza dem per voce del Presidente della Commissione Finanze Francesco Boccia, Forza Italia e sindacati. Gli unici favorevoli sono la Banca d’Italia e Febaf. Si va avanti lo stesso. Fino a mercoledì quando Giuseppe Vegas, presidente della Consob, in commissione Finanze della Camera, rileva “la presenza di alcuni intermediari con un’operativita’ potenzialmente anomala, in grado di generare margini di profitto, sia pur in un contesto di flessione dei corsi”. “Si tratta– conclude Vegas– di soggetti che hanno effettuato acquisti prima del 16 gennaio, eventualmente accompagnati da vendite nella settimana successiva. Le plusvalenze effettive o potenziali di tale operativita’ sono stimabili in circa 10 milioni”. In sintesi: qualcuno era già a conoscenza della riforma e ci ha speculato sopra guadagnando circa 10 milioni. Così la Procura di Roma ieri ha aperto un fascicolo contro ignoti. Lo gestiranno direttamente il Procuratore capo Giuseppe Pignatone e l’aggiunto Nello Rossi: l’ipotesi di reato “potrebbe essere quella di insider trading”. Le prime verifiche in corso riguardano il Fondo Speculativo Algebris gestito dal finanziere amico di Matteo Renzi, Davide Serra che però ha precisato su twitter di non aver “investito nelle Banche Popolari dal 2006”, ma non nel 2015. C’è anche un caso di possibile conflitto d’interessi riguardante Maria Elena Boschi: il ministro delle Riforme Istituzionali è infatti azionista della Banca Etruria, suo padre ne è il vicepresidente e il fratello un dipendente. Lei ha assicurato al Fatto che al Cdm del 20 gennaio non era presente perché “impegnata in Parlamento nel percorso di riforme costituzionali e legge elettorale”. Ma, dai resoconti stenografici della seduta la Boschi in Aula risulta assente.
Padoan e la riforma
“Qui nessuno vuole esporre le banche italiane alle fauci del capitale straniero– ha assicurato stamani Padoan– qui si tratta innanzitutto di incoraggiare eventualmente aggregazioni interne, i capitali ci sono, ci sono molti capitali liquidi, possono entrare in queste banche pur mantenendo un management aggressivo”. E ha respinto l’accusa di favorire il sistema creditizio straniero: “l’idea che il governo abbia in mente misure che possano danneggiare le banche italiane a favore delle banche estere e’ francamente una cosa che definisco quanto meno una caricatura”.
Giacomo Salvini