Riforme, Renzi sbeffeggia le opposizioni “Le forze della palude sono rimaste impantanate”
Dialogo sì sulle riforme ma avanti lo stesso. Il premier Matteo Renzi non arretra dalle sue posizioni e durante il suo intervento alla Direzione nazionale del Pd, indica il 2018 come data termine della legislatura. “Con o senza di loro”, dove loro sta per opposizioni. Opposizioni che nell’ultima settimana hanno fatto penare l’esecutivo prima facendo ostruzione poi abbandonando i lavori parlamentari. Domani saranno ricevute dal presidente Sergio Mattarella. E proprio al capo dello Stato, Renzi riserva parole di rispetto: “L’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale è stato un risultato di grandissimo significato e grande forza. Noi prendiamo l’impegno come giocatori a fare quello che l’arbitro ci ha chiesto: il Pd è impegnato a dare una mano”.
“Forze della palude sono rimaste impantanate”
Ed è il Pd, secondo il segretario premier, ad essere il protagonista di questa stagione di riforme, dove le “forze della palude (leggasi opposizioni) sono rimaste impantanate”. Renzi fa buon viso a cattivo gioco e non nasconde che la candidatura di Mattarella da parte del Pd “ha aperto una ferita dentro Forza Italia, nella quale sta avvenendo una discussione vera, e questo travaglio dentro Fi va rispettato perché c’è una linea più intransigente, quella di Renato Brunetta – le riforme sono uno schifo, si vada a votare, dice il capogruppo azzurro a Montecitorio – e c’è un’altra posizione che non definisco dialogante ma razionale che è quella di chi avendo scritto quelle riforme insieme a noi dice finiamo la legislatura. Il derby dentro Fi è tra chi vuole le elezioni anticipate quest’anno e chi vuole arrivano a uno scenario più ampio che è quello del 2018. Io so che arriveremo al 2018 facendo le riforme, con o senza di loro”. Ma, dice con tono di sfida il premier, “devono essere i nostri capigruppo, e non i loro capigruppo, a decidere cosa fare”. Renzi considera l’Aventino “un fatto negativo, ma non ci facciamo fermare dal tentativo di fermare tutto. Sennò accettiamo l’idea che in questa legislatura il sì e il no lo danno le opposizioni e non la maggioranza. Le opposizioni tornino in aula, ma no al mercimonio degli emendamenti”.
Cdm, ius soli, ddl concorrenza e riforma scuola
Per il prossimo Cdm, il capo del governo promette misure un po’ più di sinistra. “La parte sui decreti attuativi per la fine della miriade di co.co.co, il dl sulla maternità e quello che consenta di superare il modello vecchio stile di precariato. Due pacchetti interessanti e in più introdurremo la fatturazione elettronica per superare lo scontrino di carta e faremo norme di aiuto alle aziende che vogliono investire su Expo”. Ci sarà anche un ddl sulla concorrenza “che sia un ulteriore passo verso una maggiore liberalizzazione di alcune realtà ma non sia percepita come un attacco alle certezze di cui ha bisogno il nostro sistema”. Tra le speranze del premier anche quella di ultimare la riforma della scuola. “Ci sarà un provvedimento d’urgenza e un disegno di legge delega. Questo della scuola sarà un momento in cui festeggeremo un anno di governo con un’iniziativa di partito”.
Ma non di soli affari interni parla il premier.
Pericolo Grecia
Altro tema caldo, oltre a quello della crisi libica già affrontato in tutte le salse, è la Grecia. Qui Renzi è chiaro. “L’assunto da cui Tsipras si è mosso è comprensibile da una parte ha vinto le elezioni in base a un programma diverso dal passato, quindi se deve tenere il programma vuol dire che le elezioni non servono, dall’altro ha detto io so che la Grecia ha dei contratti e so che non posso strapparli in modo unilaterale e ha chiesto tempo. Serve l’intelligenza dell’Ue perché si rispettino le regole ma si usi flessibilità”.