Esportazioni: il motore dell’Italia, ma solo al Centro-Nord
Da quando pare essere cominciata l’uscita dell’Italia dalla crisi economica, o meglio da quando questa uscita è stata annunciata a dispetto del crollo continuo del PIL con previsioni di “prime luci in fondo al tunnel”, è sempre stata la voce “esportazioni” quella che ha trascinato i numeri del PIL, o meglio ha frenato la caduta provocata dal calo degli investimenti e dei consumi.
A livello nazionale la crescita delle esportazioni italiane si è rivelata di tipo intensivo, come sottolineato da Nomisma, ovvero incrementando il valore aggiunto nelle stesse aree di destinazione delle esportazioni italiane, in cui sono anche aumentate le quote di mercato. E’ un aspetto positivo, anche se d’altro canto non si è riuscito a tenere il passo della crescita del commercio mondiale anche in aree non toccate finora, come si vede dal grafico di seguito in cui si evidenzia la crescita delle esportazioni mondiali a confronto con la crescita del commercio nelle tradizionali aree di sbocco dell’Italia e nel mondo complessivamente
L’Italia ha perso quote nei confronti della Germania, come vediamo di seguito, sempre da dati Nomisma, ma tenuto, perdendo un 5% in 13 anni, rispetto al resto dell’Eurozona, in fondo molto meno di quanto perso nel PIL dove, posta la media UE a 100, l’Italia è passata da 113 a 98.
Nel 2013 l’Italia nonostante il calo del PIL era riuscita ad aumentare le quote di mercato del Made in Italy dal 2,74% al 2,79%, e in particolare nell’Ue28 (da 4,66 a 4,74%), in Africa settentrionale (da 7,52 a 9,02%), negli Altri paesi africani (da 1,85 a 1,94%), nel Medio Oriente (da 3,21 a 3,40%) e in Asia orientale (da 0,82 a 0,87%). I principali Paesi di destinazione delle nostre esportazioni erano Germania e Francia al 12,4% e al 10,8%, seguiti da USA al 6,9%, e poi Svizzera al 5,2% e Regno Unito al 5%.
Esportazioni italiane del 2014: male il Sud Italia
Vi sono però dati ISTAT più recenti relativi al 2014, e sono particolarmente interessanti in quanto descrivono le performances delle diverse regioni italiane, ed emerge ancora una volta l’enorme divario tra Nord e Sud
Come vediamo tutto il Sud e le Isole, un terzo della popolazione italiana, contribuisce solo per circa il 10% dell’export italiano.
E tuttavia quello che è più inquietante è il trend, perchè nel 2014 le Isole sono anche state l’unica area in cui le esportazioni sono calate, ben il 13,8% in meno, mentre è stato il Nord-Est, con un +3,5% seguito dall’Italia Centrale a segnare il risultato migliore. Lo vediamo di seguito.
Certamente influisce la concentrazione dell’export su poche singole aziende al meridione e su pochi settori, in primis l’energetico (si pensi alle raffinerie siciliane), ma se vi è questa concentrazione è proprio perchè non è riuscito a svilupparsi un’industria manifatturiera diffusa che come al Nord potesse puntare ai mercati stranieri.
Vediamo di seguito, sempre da dati ISTAT, come si sono comportate le singole regioni:
Se da un lato la crescita delle esportazioni maggiori è stata conseguita soprattutto da regioni piccolissime come Basilicata, Val d’Aosta o Molise, ma anche da Liguria e Marche (+10,2% e +7,5%), che hanno il proprio peso, i dati più negativi sono proprio quelli delle regioni meridionali, in primis Sicilia e Sardegna, con cali superiori al 13%, ma anche Calabria e Campania hanno un segno negativo.
Come non è difficile immaginare le regioni che più hanno contribuito alla crescita delle esportazioni sono state Emilia Romagna, davanti alla Lombardia e poi il Veneto e il Piemonte. con Marche, Liguria e Toscana che superano il molto più popoloso Lazio.
Esportazioni 2015: industria meccanica e Europa dell’est in testa
Il 2015 è previsto essere un altro anno di crescita per le esportazioni italiane, che ancora una volta trascineranno la crescita del PIL, finalmente in campo positivo, o almeno si spera.
Euler Hermes, del gruppo Allianz, ha ipotizzato una crescita di 3,7 miliardi (+12%) delle esportazioni del comparto meccanico, soprattutto macchine tessili in particolare verso Turchia e USA, seguito da quello agro-alimentare, vino in primis, che prevede di esportare l’11% in più, in particolare in Europa e USA.
Riprenderanno anche settori tradizionali del made in Italy, molto colpiti dalla crisi, come il tessile e abbigliamento che dovrebbe tornare ai livelli del 2000, nonchè il mobile e l’arredo, quest’ultimo con nuovi sbocchi come la Cina e il Golfo Persico.
Lo vediamo in questa infografica:
Qui vediamo le destinazioni che assorbiranno le maggiori esportazioni e l'”Europa emergente” è in testa, si tratta dell’Europa dell’Est di cui abbiamo appena parlato, seguita dalla Germania e dagli USA in crescita economica.
Purtroppo ancora limitato l’approdo dei nostri prodotti in Cina, che pesa come la sola Turchia e a sola Svizzera, molto più piccole.
Tuttavia la cosa più importante sarà verificare se continuerà il mostruoso gap tra le regioni italiane, un terzo delle quali sembrano escluse dal sistema produttivo italiano rivolto sempre più alle esportazioni.