Tangenti, arresti per appalti Grandi Opere Ministro Lupi nella bufera
Nuovo scandalo tangenti per quanto riguarda la gestione ed assegnazione degli appalti per le Grandi Opere. Per notorietà ed importanza, il primo nome della lista è quello di Ercole Incalza, alto dirigente del Ministero dei Lavori pubblici (divenuto poi consulente esterno), figura di grande rilievo nel suo settore sin da quando, nel 2001, andò a ricoprire la carica di capo della segreteria tecnica dell’ex ministro Pietro Lunardi. Questo l’inizio di una carriera che lo ha visto trasversale ad ogni fatto politico, giacché per quattordici anni è rimasto saldo nelle sue posizioni passando per il Governo Prodi, Governo Berlusconi, Governo Letta ed infine Governo Renzi. Oggi Ercole Incalza è stato arrestato per induzione indebita, turbativa d’asta e diversi altri crimini contro la Pubblica amministrazione.
Non solo Incalza. Ci sarebbero almeno altri 50 indagati. Tra cui spiccano Stefano Perotti e Francesco Cavallo, ambedue imprenditori, e Sandro Pacella, collaboratore di Incalza, finiti anche loro in manette a causa del blitz dei Ros e dell’inchiesta portata avanti dai pubblici ministeri fiorentini Giuseppe Mione, Luca Turco e Giulio Monferini. Proprio il Perotti, a quanto pare, sembra aver ricevuto da Incalza progettazioni e direzioni di lavori di molte Grandi opere autostradali ed infrastrutturali, ovviamente dietro un compenso. In realtà però, gli indagati sembrano essere oltre 50, tra cui anche politici non di primissimo piano.
Tangenti, le Grandi Opere tornano al centro dell’attenzione
Di nuovo, uno degli epicentri della vicenda sembrano essere le Grandi opere e gli appalti ad esse collegati, cancro endemico di questo Paese, sui quali era stato messo in piedi (così dicono i magistrati) un “articolato sistema corruttivo che coinvolgeva dirigenti pubblici, società aggiudicatarie degli appalti ed imprese esecutrici dei lavori”. Dalle prime ore di questa mattina sono partite le ordinanze di custodia cautelare, che sono in corso di esecuzione da parte dei carabinieri, che stanno perquisendo a tappeto uffici pubblici e sedi di società che possano essere riconducibili a tutti gli arrestati.
Tav, Metro di Milano e persino Expo
Uno tra gli imprenditori arrestati, che vive a Firenze, è titolare di una società di ingegneria che è attualmente impegnata in diversi grandi lavori: Tav Firenze, Metro 5 Milano, City Life, Fiera di Milano e l’immancabile Salerno Reggio Calabria, madrina di tutte le Grandi opere. L’indagine, partita sull’Alta velocità di Firenze, si è ben presto allargata a tutte queste aree, arrivando persino a comprendere l’Alta velocità dell’Italia centro-settentrionale ed anche alcuni altri appalti relativo all’Expo, che torna di nuovo ad essere al centro dell’attenzione. Informazioni che fanno capire la portata dell’evento e scuotono nuovamente l’opinione pubblica sul malaffare e la corruzione nel nostro Paese, già duramente provata dai fatti di Mafia Capitale. L’attività dei Ros si sta concentrando in ulteriori perquisizioni nei domicili degli indagati ed in quelli delle società ritenute collegate alla vicenda, tra cui spicca Rfi ed Anas International Enterprise.
La telefonata tra Lupi e Incalza
“…su questa roba ci sarò io e ti garantisco che se viene abolita la Struttura Tecnica di Missione non c’è più il governo!”. Con queste parole il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi si rivolge il 16 dicembre 2014 ad Ercole Incalza in una telefonata intercettata dal Ros nell’ambito dell’inchiesta di Firenze. Secondo gli inquirenti la conversazione “ben rappresenta” l’importanza della Struttura tecnica di cui era a capo Incalza. “Il ministro Lupi – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Incalza e di altri tre indagati – a fronte della proposta di soppressione della Struttura di Missione o di passaggio della stessa sotto la direzione della presidenza del Consiglio arriva a minacciare una crisi di governo”. Nel provvedimento viene quindi riportato un brano della conversazione intercettata. Dice Lupi: “…vado io guarda… siccome su questa cosa…te lo dico già…però io non voglio…cioè vorrei che tu dicessi a chi lavora con te che sennò vanno a cagare!…cazzo!…ho capito!… ma non possono dire altre robe!… su questa roba ci sarò io li e ti garantisco che se viene abolita la Struttura Tecnica di Missione non c’è più il governo!…l’hai capito non l’hanno capito?!”. La Struttura tecnica di missione del ministero delle Infrastrutture, è scritto nell’ordinanza, opera alle dirette dipendenze del ministro ed è stata diretta per anni da Ercole Incalza, soggetto secondo gli inquirenti “in grado di condizionare il settore degli appalti pubblici per moltissimi anni”.
Indagato procurò lavori a figlio Lupi. Il ministro smentisce
“Effettivamente, Stefano Perotti”, l’imprenditore arrestato, “ha procurato degli incarichi di lavoro a Luca Lupi”, figlio del ministro Maurizio Lupi. Lo scrive il gip di Firenze nell’ordinanza di custodia cautelare per i quattro arrestati nell’inchiesta sui grandi appalti. Ma pronta arriva la smentita di Lupi: “Non ho mai chiesto all’ingegner Perotti nè a chicchessia di far lavorare mio figlio. Non è nel mio costume e sarebbe un comportamento che riterrei profondamente sbagliato”. “Mio figlio Luca si è laureato al Politecnico di Milano nel dicembre 2013 con 110 e lode dopo un periodo di sei mesi presso lo studio americano SOM (Skidmore Owings and Merrill LLP) di San Francisco, dove era stato inviato dal suo professore per la tesi. Appena laureato ha ricevuto un’offerta di lavoro dallo stesso studio per la sede di New York», spiega Lupi. «In attesa del visto per lavorare negli Stati Uniti – prosegue – (un primo visto l’ha ricevuto nel giugno 2014, subito dopo il matrimonio, per ricongiungimento con la moglie che è ricercatrice in Italia e in America), ha lavorato da febbraio 2014 a febbraio 2015 presso lo studio Mor di Genova con un contratto a partita Iva per un corrispettivo di 1.300 euro netti al mese. Nel gennaio 2015 gli è stata reiterata l’offerta dello studio SOM, gli è quindi finalmente arrivato il visto e dai primi di marzo mio figlio lavora a New York. Ripeto – conclude il ministro -, non ho mai chiesto nulla a nessuno per il suo lavoro, mi sembra, inoltre, dato il suo curriculum di studi, che non ne avesse bisogno”.
Un vestito per Lupi e un rolex da 10mila euro al figlio
Un vestito sartoriale per il ministro Maurizio Lupi e un Rolex da 10mila euro al figlio, in occasione della laurea. Sono alcuni dei regali che gli arrestati avrebbero fatto al ministro delle Infrastrutture e ai suoi familiari, secondo quanto si legge nell’ordinanza del giudice di Firenze. A regalare il vestito al ministro sarebbe stato Franco Cavallo, uno dei quattro arrestati oggi che secondo gli inquirenti aveva uno “stretto legame” con Lupi tanto da dare “favori al ministro e ai suoi familiari”. “Da una telefonata del 22 febbraio 2014 – si legge nell’ordinanza – emerge che Vincenzo Barbato», un sarto che avrebbe confezionato un abito per Emanuele Forlani, della segreteria del ministero, “sta confezionando un vestito anche per il ministro Lupi”. Al figlio Luca, invece, sarebbe stato regalato un orologio. “Va segnalato – scrive il giudice – il regalo fatto dai coniugi Perotti al figlio del ministro Lupi in occasione della sua laurea: trattasi di un orologio Rolex del valore di 10.350 euro che Stefano Perotti (arrestato oggi, ndr) fa pervenire a Luca Lupi tramite Franco Cavallo”.
Lupi: “Incalza tecnico tra i più autorevoli”
Secondo il ministro delle infrastrutture, Maurizio Lupi, Ercole Incalza, uno degli arrestati nell’inchiesta a Firenze, “era ed è una delle figure tecniche più autorevoli che il nostro Paese abbia sia da un punto di vista dell’esperienza tecnica nazionale che della competenza internazionale, che gli è riconosciuta in tutti i livelli. Non a caso – ha proseguito il ministro – è la persona che viene definita come il padre della legge obiettivo ed il padre della possibilità che nel nostro Paese si siano realizzate le grandi opere. Dobbiamo dimostrare che in Italia – ha concluso Lupi – si possono fare opere grandi, piccole e medie con trasparenza, certezza dei tempi, delle risorse e della qualità”.
Le opposizioni chiedono le dimissioni di Lupi
“Il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi deve dimettersi immediatamente perchè non può restare un minuto di più al suo posto”. Lo dichiara il leader dei Verdi Angelo Bonelli sottolineando che “dopo l’ennesima inchiesta che ha scoperchiato il marciume e corruzione che ruota intorno alle Grandi Opere e dopo le intercettazioni che stanno uscendo in queste ore tra il ministro delle infrastrutture e alcune persone coinvolte nell’inchiesta sarebbe un pessimo segnale al paese se Lupi, restasse al suo posto: si cominci da un gesto di igiene politica, con le dimissioni di Lupi”, conclude.
Arriva anche il commento a caldo di Antonio Di Pietro: “Nel prendere atto che il superconsulente dell’attuale Ministro delle Infrastrutture Ettore Incalza è stato arrestato, leggo con stupore e rabbia che le prime agenzie stampa di oggi annoverano anche me fra i Ministri ai cui ordini il predetto Incalza avrebbe lavorato” ha sottolineato Antonio Di Pietro, ex ministro delle Infrastrutture in una nota. “Al riguardo, faccio presente e ribadisco – ha aggiunto – che, allorché arrivai al Ministero delle Infrastrutture, ho subito provveduto a rimuoverlo dall’incarico di responsabile della Struttura tecnica di missione ed anche a metterlo fuori dal Ministero. Ciò premesso, invito gli organi di informazione a darne corretta comunicazione rispetto alle prime e affrettate ricostruzioni della carriera di Incalza”.
Anche il Beppe Grillo, leader del M5S, è intervenuto sulla vicenda: “La miglior risposta del Parlamento a questo ennesimo scandalo deve essere l’immediata approvazione della nuova legge anti-corruzione ferma da 2 anni in questo Parlamento nonostante le continue sollecitazioni del Movimento 5 Stelle che su questo argomento non si è mai tirato indietro con proposte, emendamenti e disegni di legge”, così il capogruppo al Senato, Andrea Cioffi, sul blog.