M5S duro “Un Buscetta in politica non ci sarà mai”
M5S contro Pd e classe politica. La vicenda delle tangenti che ha portato all’arresto del sindaco di Ischia, Giuseppe Ferrandino, Pd, ed il presunto coinvolgimento di Massimo D’Alema, hanno rinfocolato la polemica dei grillini contro il Partito Democratico e contro l’attuale classe politica. Dopo quella accompagnata dall’hashtag “#arrestatoPd”, oggi, direttamente da un duro post pubblicato sul blog, il movimento di Grillo ne lancia una nuova. Questa volta è un più sarcastico “#LaCoopSonoLoro”.
“Un Buscetta in politica non ci sarà mai”
Il tono, consuetamente una spanna sopra il consueto, è aspro e lo si capisce già dall’incipit del post. “Al posto della procura antimafia, ci vorrebbe una procura antipd. Sarebbe più immediata la ricerca delle responsabilità”. Segue la considerazione che in politica, diversamente da quanto avviene nelle mafie, non esistono pentiti: “Passata la bufera ritorni più candido di prima e un posto in Parlamento per te c’è sempre se tieni la bocca chiusa. Un Buscettanel Pd, ma anche negli altri partiti, non ci sarà mai”.
“Il partito della bustarella è trasversale”
L’amara ironia del post è tutta incentrata, come facilmente intuibile, sulla citazione del famoso spot televisivo il cui motto è “La Coop sei tu” e quindi una nuova contrapposizione: “Quando si tratta di pagare mazzette e beccare appalti sono sempre loro. Sempre gli stessi”. Non c’è distinzione alcuna tra i vari schieramenti politici: “Il partito della bustarella è trasversale, non conosce steccati politici. Rossi, bianchi, neri, parlamentari, imprenditori, funzionari pubblici, criminalità organizzata”.
Il riepilogo della vicenda Cpl Concordia
A seguire un sunto degli ultimi fatti, quelli, già citati, della Cpl Concordia coinvolta nello scandalo dell’appalto per la metanizzazione di Ischia. Al centro della vicenda, il responsabile delle relazioni istituzionali di Cpl, Francesco Simone, e l’intercettazione ambientale in cui, parlando con Nicola Verrini, responsabile commerciale di area della Cpl, cita D’Alema che stava per diventare Commissario Europeo. Sull’ex premier dice: “mette le mani nella merda come ha già fatto con noi…ci ha dato delle cose…”. Il post dei grillini spiega il tutto così: “La Cpl Concordia sapeva e sa come “ringraziare” la politica, finanziando ad esempio (in modo del tutto legale, va precisato) la fondazione “Italiani Europei” di Massimo D’Alema”.
I contatti tra Coop e Mafie
Quello grillino è un excursus che prova ripercorrere di pari passo l’inchiesta condotta dai pm. Le dirigenze delle Coop avrebbero avuto contatti anche con le mafie. “Salendo da Ischia a Roma, il sistema di Mafia Capitale è uno spaccato perfetto dell’incrocio malato tra politica (giunta Alemanno, ma anche fior di esponenti del Pd e Sel), cooperative rosse e bianche, ambienti legati all’antica eversione nera capitolina, “mala” romana e criminalità organizzata, soprattutto campana e calabrese. Buzzi è uomo di sinistra, ma l’ex terrorista di destra Massimo Carminati saldava pezzi dei “neri”, malavita e servizi deviati” commentano i 5 stelle.
Citazione con foto per il ministro Poletti
Viene citato, e sarebbe stato difficile farne a meno, l’attuale ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, con tanto di foto ormai di repertorio: “Una cena conviviale dello stesso Poletti con esponenti di spicco del clan Casamonica è roba che, al di là dei profili giudiziari, rimane negli annali”.
Anche Coop bianche
La critica grillina, come detto, segue il filo delle ultime vicende e si ricollega a Mafia Capitale. Alle Coop “rosse” inevitabile, per la citata par condicio di colori politici, associare le “bianche”: “Una sorta di accordo tra le coop rosse di Buzzi e quelle dell’Arciconfraternita viene evocato dai magistrati anche in relazione al business dell’accoglienza degli immigrati nell’Isola (Cara di Mineo in testa): una torta da circa 100 milioni di euro su cui l’inchiesta “Mafia Capitale” apre diversi squarci”.
Da Roma alla Sicilia
L’Arciconfraternita in questione è anch’essa coinvolta nel sistema di accoglienza della Capitale. I suoi reggenti sono Tiziano Zuccolo e Francesco Ferrara che con Buzzi avevano stretto un solido accordo. Un filo conduttore che congiunge Roma alla Sicilia. Buzzi è “rosso” come “quel Primo Greganti che, dopo i fasti di Tangentopoli, torna alla ribalta grazie alla cupola degli affari dello scandalo Expo, con l’ex parlamentare Dc Gianstefano Frigerio, l’ex senatore del Pdl Luigi Grillo e un ex notabile ligure dell’Udc-Ncd, Sergio Cattozzo”.
Il malaffare a Milano
“Le larghe intese fioriscono all’ombra del magna-magna e quando l’imprenditore principe dello scandalo, Enrico Maltauro, decide di parlare, confessa di aver guardato alla Manutencoop e alla Cefla di Imola per avere una copertura a sinistra”. Ed il filo conduttore giunge anche a Milano dove “coop rosse e bianche hanno sempre lavorato bene assieme, soprattutto sotto l’ala protettrice del formigonismo dominante”. Si citano il nuovo ospedale di Niguarda e la nuova sede della Regione Lombardia.
“Sistema illecito nazionale”
Rifacendosi anche alle parole di Maltauro, si evince, dai collegamenti tra le inchieste un “sistema illecito nazionale”. I grillini, a prova di ciò, fanno notare: “In Expo l’assegnazione degli appalti sembrava calibrata al millimetro sulla necessità di sfamare tutte le bocche del sistema”. E sintetizzano: “Le intese d’affari non hanno colore politico, ma un voto in Parlamento nega l’autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni e blocca i magistrati. Anche il Pd, ovviamente, vota contro”.
Milano, Venezia e di nuovo Roma
Il gruppo vicentino Maltauro è “anello di congiunzione tra malaffare in Expo e scandalo Mose, un trionfo lombardo-veneto della mazzetta”. Da Milano si arriva allo scandalo del Mose di Venezia e si ritorna nella Capitale. È la volta della Metro C di Roma e del consueto giro di appalti: “L’infrastruttura che dovrebbe dare una svolta alla mobilità capitolina viene aggiudicata a un costo iniziale di 2,7 miliardi (al massimo ribasso), poi parte il walzer delle 45 varianti e la spesa lievita alla fine, prevedibilmente, intorno ai sei miliardi”. La sintesi grillina prova a rendere il tutto più chiaro: “È il “sistema” Incalza che nel sottosuolo dell’Urbe dà il meglio di sé, il trionfo della rete malata di coop, imprese, burocrazia corrotta, appalti pilotati, consulenze mirate e assunzioni decise a tavolino. Con gli ex Ds in posizione preminente”.
Tav di Firenze e altro esponente Pd in manette
E Incalza era anche finito nelle indagini per la Tav di Firenze dove aleggia “l’ombra della camorra sullo smaltimento dei rifiuti di cantiere, i materiali scadenti per la costruzione della galleria e i soliti dubbi sulle coop rosse”. Si arrivò all’arresto di Maria Rita Lorenzetti, ex presidente della Regione Umbria Pd e dell’Italferr, con l’accusa di abuso d’ufficio, corruzione e associazione a delinquere.
“Un decimo del Pil italiano”
Quello che ne viene fuori è un quadro che, a voler usare un eufemismo, è a tinte fosche. Confcooperative e Legacoop, recita ancora il post del parlamentari del M5S, “assieme fanno poco meno di un decimo del Pil italiano: un segmento dell’economia troppo importante per finire ingoiato nel pozzo nero del malaffare”. E, non a caso, l’Italia è il paese più corrotto d’Europa.