Gentiloni: “Italia sta facendo poco contro i massacri”

Pubblicato il 7 Aprile 2015 alle 10:04 Autore: Antonio Atte

Contro il terrorismo l’Italia è pronta ad attivarsi “anche sul piano militare”. Così Paolo Gentiloni, in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Il ministro degli Esteri torna sulle persecuzioni dei cristiani nel mondo, e in particolare sul massacro di 147 studenti compiuto da Al-Shabaab in Kenya. “C’è una gravissima minaccia nei confronti di tanti cristiani in diverse parti del mondo. E bisogna fare di più. Ma da anni – sottolinea il ministro – c’è un male europeo, quella miscela tra egoismo e ignavia che spinge a voltare lo sguardo dall’altra parte rispetto a ciò che accade oltre il nostro piccolo mondo antico”.

“Facciamo parte – prosegue Gentiloni – di una coalizione militare anti Daesh (sigla che indica il sedicente Stato Islamico, ndr) impegnata soprattutto in Iraq e in Siria. Ma in futuro si potrebbe valutare l’opportunità di contribuire al contrasto del terrorismo in Libia o di fenomeni come Boko Haram in Nigeria, per esempio. I carabinieri italiani sono impegnati in Somalia per contribuire alla formazione e all’addestramento delle forze armate locali che devono combattere proprio contro i responsabili della strage di Garissa. Insomma, c’è una dimensione militare”.

Gentiloni: “Pronti anche all’opzione militare”

L’Italia, secondo Gentiloni, non sta facendo però abbastanza per i profughi cristiani perseguitati nel Medio Oriente, e in particolare in Iraq – dove dieci anni fa erano un milione e mezzo , mentre oggi sono meno di trecentomila – “perché le risorse messe a disposizione non sono all’altezza della civiltà che rappresentiamo”. “Dobbiamo decidere – sottolinea il ministro – se vogliamo assumerci responsabilità chiare, svolgere il nostro ruolo oppure se dobbiamo continuare a tenere questi problemi al di fuori del nostro piccolo mondo, che poi è una semplice illusione. Ma questo comporta spese, e ciò riguarda anche l’opzione militare”.

politica oggi

Secondo Gentiloni, le voci su una possibile fusione tra l’Isis e Al Qaeda non trovano riscontro nella realtà, al momento. Ma “ciò che sta certamente accadendo, penso a Boko Haram, è che i cupi vessilli neri del Daesh vengono usati da raggruppamenti differenti come in un macabro franchising del terrore, perché quel marchio ha un chiaro impatto mediatico”, afferma Gentiloni.

L’accordo sul nucleare

Infine, a proposito del negoziato sul nucleare tra Stati Uniti e Iran, Gentiloni dice che “i fondamentali sono stati raggiunti”. L’accordo, se concluso a giugno, “stabilizzerà l’Iran e favorirà una sua evoluzione in una direzione meno pericolosa per Israele”, aggiunge il ministro.

L'autore: Antonio Atte

Classe '90, stabiese, vive a Roma. Laureato al DAMS con 110 e lode, si sta specializzando in Informazione, editoria e giornalismo presso l'Università degli studi Roma Tre. E' appassionato di politica, cinema, letteratura e teatro. Mail: antonio.atte@termometropolitico.it. Su Twitter è @Antonio_Atte
Tutti gli articoli di Antonio Atte →