Sudafrica: incontenibile ondata xenofoba
Scontri tra immigrati e residenti si susseguono da ormai più di tre settimane in Sudafrica. Gli stranieri vengono considerati dalla popolazione locale come la causa dell’altissimo tasso di disoccupazione che affligge il paese e che ormai sembra aver raggiunto il 25%.
Gli scontri
Nell’ultima settimana, a Durban, sulla costa orientale della Repubblica del Sudafrica, e a Johannesburg, nel centro-nord del paese, sono state registrate almeno cinque vittime tra gli immigrati.
La popolazione locale ha preso d’assalto negozi gestiti da immigrati – in particolare etiopi e somali –, saccheggiandoli, e ha assaltato le aree abitate da stranieri. Si stima che circa 5000 persone siano state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni per sfuggire alle violenze.
Le manifestazioni contro gli immigrati
Varie manifestazioni, organizzate dalla popolazione locale contro gli stranieri, si sono tenute a Durban e Johannesburg, e la polizia si è trovata costretta a fare uso di lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere i manifestanti.
La risposta delle comunità di stranieri
In risposta alle violenze, le comunità di immigrati hanno organizzato ronde e pattuglie. Ancora, tuttavia, il Governo sudafricano non ha ritenuto di schierare l’esercito per arginare gli scontri.
Le radici dei tumulti
Le cause dei tumulti vanno ricercate nella dilagante disoccupazione che affligge il paese e che una larga parte della popolazione locale attribuisce all’immigrazione. Dal 1995 ad oggi il tasso di disoccupazione è salito del 15%. Nel 2014 raggiungeva il 24,3%, e, se si considerano anche coloro che, scoraggiati dalle scarse opportunità, non provavano nemmeno a cercare un lavoro, si arriva al 34,6%.
La fascia di popolazione più colpita è quella nera, che ancora risente degli effetti a lungo termine dell’apartheid, e che spesso si trova confinata nelle aree periferiche delle grandi città.
Merita menzionare, inoltre, che il Sudafrica può vantare il non commendevole secondo posto nella classica degli stati con il più alto tasso di diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza.
Sebbene sembri che il tasso di disoccupazione tenda a decrescere tra i migranti, gli analisti fanno notare che ciò sarebbe dovuto principalmente alle condizioni di lavoro che essi sono disposti ad accettare. Si tratta spesso di lavori precari e nel settore c.d. informale.
Il nazionalismo Zulu
A gettare benzina sul fuoco avrebbe pensato il re Zulu, Goodwill Zwelithini, accusando gli immigrati di “sporcare” le strade del Sudafrica e dichiarando che, per questo, dovrebbero abbandonare il paese. Non è un caso, dunque, che il principale focolaio degli scontri sia Durban, dove risiede un gran numero di persone di etnia Zulu, che complessivamente costituisce il 22% della popolazione del Sudafrica.
Gli arresti e le preoccupazioni nazionali e internazionali
In risposta all’ondata di violenze, la polizia sudafricana, nella notte del 18 aprile, ha portato a termine una trentina di arresti di persone sospettate di essere coinvolte negli scontri a Johannesburg. Allo stato, le persone fermate dalle autorità sono circa trecento.
Paesi come il Malawi, il Mozambico e lo Zimbabwe hanno elaborato dei piani di rimpatrio per i propri connazionali. Il presidente sudafricano Jacob Zuma ha annunciato che per chiunque vorrà fare ritorno nella propria patria di origine, le porte del Sudafrica rimarranno aperte, quando le violenze saranno terminate.
Il passo indietro di Zwelithini
Il 20 aprile a Durban, il re Zulu Zwelithini, intanto, avrebbe tenuto un discorso pubblico, alla presenza di altri leader locali, chiedendo la cessazione delle violenze.
Il Sudafrica e l’immigrazione
La Repubblica del Sudafrica non è nuova a queste ondate xenofobe. Già nel 2008, scontri tra popolazione locale e immigrati erano scoppiati nel paese, causando 60 morti. Da allora, secondo alcune fonti, la situazione sarebbe peggiorata.
Sin dal 1994, la politica ha fatto leva sul fattore immigrazione per catalizzare i consensi, in particolare sfruttando il nazionalismo Zulu. Il Sudafrica, avendo registrato una crescita economica non indifferente, nonostante le forti disuguaglianze, ha attirato un gran numero di migranti economici, provenienti dai paesi confinanti, e così pure di rifugiati, provenienti da paesi anche distanti, come il Pakistan e il Bangladesh.