Strage migranti, la preghiera di Erri De Luca: “Mare nostro che non sei nei cieli”
Una strage che ha sconvolto tutti: lo scrittore Erri De Luca, ospite alla trasmissione Piazza Pulita, recita una poesia finale sul nostro mare, il Mediterraneo “seminato di annegati più di qualunque età delle tempeste”.
“All’alba sei colore del frumento, al tramonto dell’uva di vendemmia”
Il poeta e scrittore ha chiesto di riportare una preghiera laica in onore dei migranti caduti in mare, che raggiugono il tragico numero di 900 persone: “Mare nostro che non sei nei cieli / e abbracci i confini dell’isola e del mondo / sia benedetto il tuo sale e sia benedetto il tuo fondale”.
Viaggiatori senza scelta
Durante l’intero programma Erri De Luca si è dimostrato molto duro su “coloro che fanno il tifo per l’annegamento”, sostenendo che se anche “imponessero la pena di morte per viaggio non autorizzato, non otterrebbero niente, non scoraggerebbero nemmeno uno di questi nuovi viaggiatori” che “cercano scampo a tutti i costi”. Riporta la testimonianza di un migrante sopravvissuto: “Appena abbiamo visto il rottame su cui dovevamo salire, abbiamo capito che non avevamo scampo, non potevamo tornare indietro tantomeno restare”.
L’unica possibilità che auspica lo scrittore è che “si faccia accoglienza ai profughi non da noi”. Gli schiavi, rispetto a chi parte oggi, viaggiavano di lusso, perché erano “una merce che doveva essere consegnata”, pagata alla consegna. Al contrario, oggi i profughi pagano prima, ai trafficanti di uomini non importa se raggiungono la destinazione.