Emergenza migranti, triplicati i fondi per Triton ma non passano le quote di accoglienza
Triton, quote di accoglienza e tanto altro al centro del vertice europeo sull’emergenza migranti, a pochi giorni dall’ennesima tragedia nel Mediterraneo.
Tra le decisioni prese ci sono lo stanziamento del triplo delle risorse per le operazioni Triton e Poseidon (Grecia), il rafforzamento dei mezzi per le operazioni coordinate, che verrà realizzato in poche settimane, la battaglia contro i trafficanti in accordo con il diritto internazionale, il tentativo di prevenire l’immigrazione con iniziative congiunte e l’implementazione delle politiche europee con le organizzazioni dei migranti su asilo e transito e il rinforzo della responsabilità europea nei confronti degli Stati membri di frontiera.
No a quote di accoglienza
Non è passata invece la proposta sulle quote di accoglienza, il premier Renzi ha ammesso che “non si può obbligare alcun paese ad accogliere dei migranti, questo può essere fatto solo su base volontaria”.
Il presidente Hollande ha già preso un impegno: la Francia potrà accogliere tra i 500 e i 700 profughi siriani e chiederà all’Onu l’autorizzazione per la distruzione delle navi dei trafficanti.
Triton, fondi triplicati per combattere emergenza migranti
Con la triplicazione dei fondi di Triton, l’operazione diventerà una sorta di ‘Mare Nostrum’: è quello che ha annunciato il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, precisando che il bilancio dell’operazione europea sarà di “120 milioni di euro, come era il bilancio di Mare Nostrum”. Juncker e il presidente del consiglio europeo, Donald Tusk, hanno spiegato che, anche se il mandato di Triton non cambia (sorveglianza delle frontiere esterne dell’Ue entro 30 miglia delle coste), l’operazione “Frontex” potrà acquisire le caratteristiche di un’operazione di ricerca e salvataggio (come Mare Nostrum).
Tusk ha dichiarato che “non c’è nessun limite, né giuridico, né geografico, affinché Triton faccia le operazione di ricerca e salvataggio”, ma la maggior parte dei Paesi Ue insiste però per non cambiare il mandato di Triton, chiedendo che rimanga una missione di controllo delle frontiere, perché è forte il timore del ‘pull factor’, ovvero il fattore richiamo migranti. Anche se la proposta delle quote non è passata l’Italia può riconoscere di avere ottenuto alcuni successi: la solidarietà europea si realizzerà con una serie di misure: è prevista una road map entro giugno per evitare in rischio di ‘insabbiamento’, come promette Renzi. Il premier si è mostrato soddisfatto e ha dichiarato che: “è cambiato l’approccio europeo al problema dei migranti” e ha aggiunto: “siamo pronti a tutti per fermare gli schiavisti”. Non sono previsti interventi militari in Libia “per qualsiasi missione militare in Libia serve una base di diritto internazionale. Il nostro Alto rappresentate ha un mandato proprio per sondare le diverse possibilità”.
Da Bruxelles non sono invece arrivati impegni precisi in sull’accoglienza dei rifugiati: la cancelliera tedesca Angela Merkel ha infatti dichiarato che “non è stata stabilita nessuna cifra” sul numero dei rifugiati che l’Ue è pronta ad accogliere. Lo stessi Juncker ammette: sul fronte dei ricollocamenti “avrei voluto un risultato più ambizioso”. Fonti della Commissione indicano che Juncker avrebbe chiesto che il numero fosse elevato ad almeno 10.000, proposta che non è stata appoggiata dai leader europei. Le conclusioni riportano solo l’impegno dei paesi a “creare un progetto pilota su base volontaria per i ricollocamenti nei paesi Ue per offrire posti alle persone che hanno diritto alla protezione”.
Nel documento finale del vertice, ha spiegato Renzi: “si combattono i trafficanti in accordo al diritto internazionale. Abbiamo lavorato molto bene con la Commissione per implementare le politiche dell’Ue insieme alle organizzazioni internazionali dei migranti, sia sul diritto d’asilo che coi Paesi di origine e transito dei migranti. Abbiamo lavorato alla necessità di rafforzare la responsabilità e la solidarietà per fare sì che ci sia un supporto per gli Stati di frontiera come il nostro”.
Incontro Renzi, Merkel, Cameron, Hollande
Il vertice europeo era stato preceduto da un incontro a quattro tra Matteo Renzi, Angela Merkel, David Cameron e Francois Hollande, che aveva dato l’ok alle misure d’emergenza contenute nel piano dell’esecutivo Ue e tradotte in dieci punti. Molti i Paesi che si sono già detti disponibili ad offrire i propri mezzi (Francia, Germania, Belgio, Croazia, Slovenia e Norvegia).
David Cameron, il premier inglese, ha messo a disposizione la nave portaelicotteri ‘Bulwark’,insieme a tre elicotteri e due pattugliatori per operazioni di operazioni di soccorso e salvataggio (in contatto con Frontex e le autorità italiane, ma al di fuori di Triton). L’impegno è vincolato al patto “che le persone salvate siano portate nel Paese sicuro più vicino, probabilmente in Italia, e che non chiedano asilo nel Regno Unito”. Anche la Spagna si dice disponibile, e resta in attesa di una richiesta della Commissione Ue “dei mezzi necessari e di come si intende impiegarli”.
Tempi più lunghi invece, si parla di mesi, per la missione di Politica europea di sicurezza e difesa comune (Pesd). Federica Mogherini ha avuto l’incarico di iniziare subito la preparazione di un’eventuale operazione Pesd”.
Per quanto riguarda il piano di distruzione dei barconi usati dagli scafisti per il traffinco dei migranti, l’Alto rappresentante Federica Mogherini si metterà al lavoro per studiare una “possibile operazione”, L’idea è mettere in piedi un’azione militare che preveda azioni chirurgiche, con obiettivi precisi, per distruggere i barconi prima del loro utilizzo, quindi anche direttamente in Libia.
Il governo di Tripoli (uno dei tre presenti in Libia, non riconosciuto dall’Ue) ha già lanciato l’altolà, facendo sapere, attraverso il ministro degli Esteri Muhammed El-Ghirani, che “non accetterebbe mai che l’Ue bombardi presunte basi di trafficanti”. Critico anche il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che ha dichiarato: “non vedo come i militari possano neutralizzare i barconi: penso a operazioni di polizia internazionale in collaborazione con i Paesi della sponda sud: indagini su dove stanno queste imbarcazioni, grazie anche a intercettazioni, in modo da trovarle e distruggerle”.
Pinotti: “Pronti a guidare missioni di polizia”
“L’Italia ha dato fin da subito la propria disponibilità ad essere parte attiva nell’operazione di polizia internazionale in Libia”. Lo dice il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, in un’intervista in apertura del Mattino, nella quale sottolinea che l’Italia deve chiedere ai partner Ue “innanzitutto il rafforzamento della missione europea ‘Triton’ sui soccorsi in mare; oltre ad un intervento di polizia internazionale di contrasto alle attività criminali degli scafisti”. Il ministro ribadisce che sull’eventuale operazione occorre trovare prima una convergenza politica, quindi le modalità saranno delegate ai tecnici militari: “L’Italia è pronta ad un ruolo da protagonista. Le nostre forze armate sono preparate e da tempo studiano i diversi scenari di guerra di questa crisi che è alle porte dell’Europa”. Pinotti aggiunge quindi che va coinvolta l’Onu, “con la creazione di punti di raccolta dei profughi in Libia e negli Stati confinanti, mentre all’Unione spetta soccorrere i profughi in mare e accoglierli nelle strutture dislocate in tutta Europa e non solo in Italia. Il nostro Paese non deve e non può essere lasciato solo”. Infine torna sull’ipotesi blocco navale, prendendone le distanze: “È chiaro che per impedire che le navi affondino, una ipotesi può essere il blocco navale ma in questo scenario i tecnici ritengono che il blocco navale non sia lo strumento che serve per contrastare gli scafisti”.
Ilaria Porrone