Sollievo per il Tesoro, la Consulta smentisce l’obbligo del rimborso immediato ai pensionati
La “botta” provocata dalla dichiarazione di incostituzionalità della “riforma Fornero” sulle pensioni (16,6 miliardi secondo le ultime stime della Cgia di Mestre) resta un grosso problema per il Tesoro, ma almeno sembrano placarsi le tensioni fra esecutivo, Corte Costituzionale e sindacati salite alle stelle nei giorni scorsi. E forse sarà possibile per l’Italia trovare una soluzione che le consenta di rispettare la sentenza e nello stesso tempo di smarcarsi dal pressing della Commissione preoccupata per il rispetto del Patto di Stabilità.
Indiscrezioni e smentite della Corte Costituzionale
I tecnici del Tesoro infatti contavano di dilazionare i pagamenti e sopratutto non dover essere costretti a rimborsare tutti gli aventi diritto con un provvedimento ad hoc, ma di poter pagare solamente i pensionati che facessero ricorso.
Ieri in tarda serata tuttavia erano emerse alcune indiscrezioni secondo le quali la Corte Costituzionale, avrebbe sostenuto invece che la sentenza fosse “autoapplicativa” e valida “erga omnes”. In sostanza secondo i giudici non sarebbe servito un ricorso da parte degli aventi diritto per recuperare il denaro, poiché la restituzione sarebbe stata un obbligo per lo stato.
Oggi la smentita da parte del presidente della Corte Costituzionale, Alessandro Criscuolo: “In relazione alle notizie di stampa che attribuiscono alla corte dichiarazioni in merito alla natura ‘autoapplicativa’ della decisione n. 70 – si legge nella nota – il presidente precisa che la corte non ha rilasciato alcuna dichiarazione al riguardo”. Le sentenze della Corte che dichiarano la illegittimità costituzionale di una norma di legge o di un atto avente forza di legge producono la cessazione di efficacia della norma stessa dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione. Da quel momento gli interessati possono adottare le iniziative che reputano necessarie e gli organi politici, ove lo ritengano, possono adottare i provvedimenti del caso nelle forme costituzionali”.
La soluzione del tesoro: alzare le soglie di applicabilità del blocco
Gli interessati potranno quindi attivarsi per avere il rimborso, ma nel frattempo sarà consentito allo Stato di adottare i provvedimenti necessari per limitare la portata dell’esborso.
Fra le azioni più papabili del Tesoro vi è senza dubbio l’innalzamento della soglia per il blocco delle rivalutazioni. L’escamotage potrebbe funzionare dati riscontri positivi di azioni simili di governi precedenti: nel 1998 Prodi vietò la rivalutazione per gli assegni di 5 volte superiori al minimo e Berlusconi nel 2007 lo fece per quelli di 8 volte superiori, senza che la Consulta si opponesse.
Il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti a tal proposito, dopo aver definito “immorale” una restituzione per soglie più alte aveva dichiarato ad Agorà su Rai Tre che :”cinquemila euro potrebbe essere una soglia al di sopra della quale sarebbe ingiusto rimborsare, verrebbe meno il requisito di giustizia sociale”.
Il tetto ipotizzato dal sottosegretario, cifra 10 volte superiore al minimo, si collocherebbe oltre la soglia di tollerabilità dalla Consulta, ma provocherebbe lo stesso un fortissimo esborso per le casse dello Stato. Ci sarebbe quindi ancora del lavoro da fare per i tecnici del Tesoro.
L’apertura da parte dei sindacati
Nel frattempo le opposizioni pressano il governo sulle restituzioni; Matteo Salvini infatti ha dichiarato: “ Se Renzi non restituisce i soldi occuperemo il Tesoro”. Sembra tuttavia esserci un’apertura da parte dei sindacati; il segretario generale dello Spi Cgil Carla Cantone infatti ha dichiarato a Radio Anch’io: “La sentenza deve essere applicata immediatamente. Siamo disponibili a ragionare con il governo sulle modalità e sulle tempistiche della restituzione degli arretrati”