Burundi: il colpo di stato, la nuova guerra civile, le tensioni etniche e politiche
Burundi: dopo la decisione del presidente Nkurunziza di ricandidarsi per un terzo mandato, la tensione delle ultime settimane è sfociata in un colpo di stato.
Burundi: il colpo di stato dell’esercito
Il golpe di ieri è stato annunciato dal Generale Godefroid Niyombare, ex capo dei servizi segreti e dell’esercito del Burundi oltre che alleato dell’attuale presidente Pierre Nkurunziza, durante una trasmissione radiofonica: “le masse hanno rifiutato con tenacia il terzo mandato del presidente per questo è stato sollevato dal suo incarico”. Gli abitanti della capitale Bujumbura si sono riversati per le strade al fianco dei militari e dei carrarmati, però, nella notte alle grida festose si sono sostituiti gli spari.
Burundi: verso una nuova guerra civile
Il Presidente Nkurunziza, che al momento del golpe si trovava in Tanzania (quando ha cercato di tornare nel paese per via aerea, gli è stato impedito di atterrare: si trova ancora a Dar Es Saalam), oggi ha detto che la situazione è tornata sotto il controllo del governo. Dal canto loro, le forze golpiste, attraverso i social network, dicono di tenere sotto scacco la maggior parte della capitale.
Sembra che gli scontri tra miliziani lealisti (composti soprattutto dai giovani appartenenti al partito di governo Imborenakure) ed esercito stiano continuando anche in questo momento: le due forze in campo si stanno contendendo l’emittente televisiva nazionale RNTB, riferiscono da Bbc Africa.
Burundi: evitato il conflitto etnico
Il Burundi condivide lo stesso squilibrio etnico che nel 1994 portò al terribile genocidio in Ruanda: dei suoi 10 milioni di abitanti l’85% è di etnia hutu, il restante 15% è di etnia tutsi. In pratica, la stessa situazione del paese “gemello”. Tuttavia, anche se la crisi odierna rischia di degenerare in una nuova guerra civile, è improbabile che si verifichi un conflitto etnico delle proporzioni di quello ruandese.
Bisogna aggiungere, però, che il Burundi ha comunque una storia amara: durante l’ultima guerra civile, terminata nel 2005, quando si fronteggiarono governo tutsi e ribelli hutu, morirono 300mila persone. Lo scontro di oggi, invece, tra l’altro tutto interno alla comunità hutu, di cui fanno parte sia Nkurunziza sia Niyombare, sembra causato esclusivamente da tensioni politiche: proprio quest’ultimo a febbraio venne rimosso dal suo incarico di capo dei servizi segreti nazionali per aver criticato la ricandidatura del presidente.